Dizionario dei Sintomi – Lettera O

Dizionario dei Sintomi – Lettera O

 

OBESITÀ: vedi Eccesso di peso.

OCCHI: vedi anche altre malattie degli occhi, tra cui Astigmatismo, Cataratta, Miopia, Presbiopia e altre.

Dolore agli occhi:

Che cosa non posso vedere?

Dolore agli occhi legato alla luce: vedi Fotofobia.

Allergia agli occhi:

Sono triste perché non posso più rivedere una persona che amavo?

Cosa vedo nella mia vita quotidiana che faccio fatica ad accettare?

Vedere dei punti neri:vedi Punti neri davanti agli occhi.

OCCLUSIONE INTESTINALE: vedi Intestino.

ODORATO: vedi Perdita dell’odorato.

ODORE CORPOREO: vedi Pelle.

OLIGURIA: scarsa emissione di urina rispetto alla quantità di liquidi assorbiti. Vedi anche Anuria.

Tendo a rassegnarmi facilmente invece che cercare di difendere il mio spazio?

OMBELICO:è quello che resta del cordone ombelicale. È il legame con la madre.

Dolori all’ombelico: 

Ho paura di perdere l’amore di mia madre se prendo le distanze da lei?

Ho paura di tagliare il cordone ombelicale con mia madre?

Ernia ombelicale:

In un neonato:

Può esprimere il rimpianto per essere uscito dal ventre materno e il senso di costrizione per doversi fare carico della vita che lo attende.

In un adulto:

È possibile che mi senta bloccato dalle aspettative che mia madre nutriva nei miei confronti?

OMOSESSUALITÀ: l’omosessualità in sé non è una malattia. Ha certamente le sue cause, ma soprattutto la sua ragion d’essere. Addolora solo le persone che non l’accettano. È in primo luogo e soprattutto un’esperienza da vivere, diversa dall’eterosessualità ma che mira a uno stesso fine.

Il fine ultimo dell’essere umano è quello di tornare alla sua divinità iniziale. Per poterlo fare, deve realizzare la fusione dei suoi due principi, yin (femminile) e yang (maschile). Così, quello che viene chiamato in generale uomo è un’anima con un veicolo (corpo) yang e una psiche yang (pensieri maschili, è attivo, audace, diretto, è il protettore, colui che dona). Per integrare la propria polarità femminile, è attratto da una donna con un veicolo yin e una psiche yin (è passiva, sollecita, che ascolta, è la protetta, colei che riceve). Se un uomo ha un veicolo yang ma una psiche yin, la legge della polarità lo porta a essere attratto da una donna che ha un veicolo yin ma una personalità yang. Se l’uomo si mette a coltivare di più la propria personalità yang, è possibile che la sua compagna, da parte sua, liberi di più il proprio lato yin. Questo fenomeno si verifica spesso nelle coppie che fanno un cammino assieme. Se uno solo dei due fa dei cambiamenti mentre l’altro reagisce resistendo, la legge della polarità che univa la coppia è automaticamente trasformata, e la stessa legge li porta ora a respingersi esattamente come i poli negativo e positivo si attraggono, mentre due poli dello stesso segno si respingono. In questo modo uno dei due partner può essere attratto da un’altra persona che entra in risonanza con la sua nuova polarità.

Cosa succede nel caso dell’omosessualità? A operare sono gli stessi principi. Se la donna rifiuta il proprio principio femminile yin, lo cercherà in un’altra donna, sia sul piano fisico sia su quello psichico. La donna che ha rifiutato la sua immagine a favore di quella di un uomo, è attratta da una forma femminile. Una mia cara amica lesbica, con un aspetto mascolino, mi raccontava del modo in cui lei trovava belle le donne. Avendo organi femminili, ma la psiche e la fisionomia molto mascolini, è di conseguenza attratta da una persona molto femminile con una psiche yin. Questo è il principio che la sua anima cerca di integrare, e la stessa cosa accade negli uomini.

Non bisogna confondere l’omosessualità con le esperienze omosessuali. L’omosessualità, ricordiamolo, è un’esperienza che alcune anime devono vivere nel corso della loro incarnazione terrena, mentre può succedere che certe persone si volgano a esperienze omosessuali in seguito a situazioni emotive traumatiche.

È ciò che porta un gran numero di persone a ritenere, nella loro ignoranza, che tutti gli omosessuali abbiano vissuto esperienze traumatiche nell’infanzia che li avrebbero fatti «deviare» verso l’omosessualità, ma non è così. Può nondimeno accadere che un’anima che deve vivere un’esperienza omosessuale abbia anche incontrato una situazione simile per rafforzare la propria esperienza. Ecco qualche esempio:

Huguette viene violentata dal padre a sette anni. È a quest’età che rifiuta gli uomini, senza tuttavia ripudiare la propria femminilità. Dal momento che rifiuta il principio maschile nell’uomo, lo ricerca in una donna dall’aspetto mascolino. Quando l’ho incontrata, si era sottoposta all’inseminazione artificiale per avere una gravidanza. Mi disse che non sopportava nemmeno l’introduzione dell’ago. Fatto strano, il suo corpo produceva anticorpi contro gli spermatozoi: uccideva le sostanze maschili come avrebbe voluto uccidere il padre. Al contrario, la sua compagna, di aspetto molto mascolino, in famiglia era la terza figlia mentre la madre avrebbe desiderato fortemente un maschio. Avendo creduto che si desiderava un maschietto e non una bambina, durante lo stato fetale aveva rifiutato il suo principio femminile per coltivare di più quello maschile. Era di conseguenza il principio femminile quello che cercava in un’altra donna.

Francis è stato picchiato da suo padre quando era bambino. Nei suoi riguardi la madre era dolce e comprensiva. Rifiuta quindi il suo principio maschile a favore di quello femminile che sviluppa dentro di sé. Si sente attratto dai bei ragazzi virili, ma ciononostante rifiuta di accettare questo suo aspetto. Sposa perciò una donna dal carattere molto yang, mascolina, che decide tutto, che porta i soldi a casa mentre lui si occupa delle faccende domestiche e dei pasti. Un giorno la lascia per andare a vivere con un uomo. Francis cerca il principio maschile che lui stesso deve imparare a valorizzare.

Quando Jean-Claude era bambino sua madre era molto malata. Era consapevole dei rapporti sessuali che il padre imponeva alla madre nonostante la malattia. «La violentava persino sul letto di morte», mi raccontava. Anche Jean-Claude rifiuta questo aspetto della sua mascolinità. Verso i ventitré anni si fidanza con una ragazza molto bella, ma è incapace di avere rapporti sessuali con lei. Consulta un sessuologo che gli chiede se aveva provato l’esperienza con un uomo. Ed è quello che fa Jean-Claude. Non torna più dalla fidanzata e vive la sua sessualità con uomini yin. Per Jean-Claude penetrare una donna equivale a violentarla e agire come suo padre, da cui deriva la sua incapacità di avere rapporti sessuali con l’altro sesso per quanto adori il genere femminile e trascorra più tempo con le donne che con gli uomini.

Quando nasce Daniele, il padre in pratica è sempre assente. La madre desiderava una bambina che fosse per lei una compagna. Questa compagna sarà Daniele che, per compiacere la madre, fa valere di più il suo aspetto femminile. Adulto, è attratto da uomini molto mascolini che hanno l’età del padre. Ricerca suo padre, oltre al suo aspetto mascolino.

Antony è sposato con Gilberte da diciannove anni e hanno due bambini. È il quarto figlio della sua famiglia. Prima che nascesse, i suoi genitori si auguravano di tutto cuore di avere una figlia. Quando nasce Antony è una delusione. Già da bambino gli viene detto quanto siano delusi dal fatto che non sia femmina. Inconsciamente, Antony rifiuta la sua componente maschile e coltiva di più quella femminile. Durante l’adolescenza si sente attratto dai ragazzi e ciò gli fa paura. Incontra Gilberte, una ragazza dolce che gli si lega profondamente. Antony si sposa presto, sia per non dispiacere a Gilberte sia per convincersi di non essere omosessuale. Dopo dodici anni di vita in comune inizia ad avere esperienze omosessuali, attratto da ragazzi belli e dolci. In loro cerca il piccolo bambino interiore cui non aveva permesso di esistere. Quando ne prende coscienza e accetta di provare queste attrazioni senza però coltivarle, la sua preferenza si sposta su Gilberte e sull’affetto per i figli perché quella è la sorgente della sua felicità.

Ho riportato tutti questi esempi per far capire a tutti coloro che rifiutano se stessi o che hanno paura dell’omosessualità, a coloro che la giudicano, ai genitori con figli omosessuali, che l’omosessualità non è una malattia ereditaria, fisica o mentale. Non è altro che la ricerca del principio complementare che l’essere umano deve sviluppare.

Se un omosessuale comprende e integra il principio di cui è alla ricerca in una persona dello stesso sesso, è possibile che in seguito diventi eterosessuale. Ma ciò che è importante non è essere eterosessuali piuttosto che omosessuali. Ciò che conta è sapere che l’altro è lì per aiutarci a valorizzare le qualità complementari alle nostre affinché si possa, a nostra volta, coltivarle e arrivare così a essere psichicamente yin e yang, e poco importa quale sia la nostra componente predominante.

In questo modo coltiveremo le due componenti del nostro essere che ci condurranno verso l’armonia, e questo è esattamente quello che due eterosessuali o due omosessuali devono fare insieme. Che siano attratti consciamente o inconsciamente, la ragione rimane la stessa. Quanti omosessuali ignorano queste verità e vivono nel senso di colpa e nel rifiuto della propria persona, nella vergogna di essere etichettati come emarginati. Ci si può sorprendere che siano la categoria più colpita dalle MTS e dall’AIDS? Comprenderlo potrebbe evitare loro molte sofferenze.

OPPRESSIONE POLMONARE: vedi Cuore.

Qual è la situazione che mi opprime in questo momento della mia vita?

ORECCHIO: organo dell’udito e dell’equilibrio che comprende l’orecchio esterno, quello medio e quello interno. Le orecchie rappresentano la recezione e l’apertura.

Orecchio esterno e medio: permettono di captare i suoni. Riguardano le informazioni che riceviamo dagli altri o dall’esterno.

Orecchio interno: permette l’analisi dei suoni e la loro propagazione verso il cervello, oltre a svolgere un ruolo nell’equilibrio. L’orecchio interno riguarda maggiormente l’ascolto di noi stessi e l’equilibrio in questo ascolto. Vedi Acufene, Labirintite, Malattia di Menière.

Orecchie a sventola: molto spesso sono un segno di spirito indipendente.

Eczema alle orecchie: vedi Eczema.

Dolore all’orecchio: vedi Otalgia.

Udito debole: proviene per lo più da una mancanza di ricettività (non si ascolta quando gli altri ci parlano, si pensa invece a quello che si vuole dire loro).

Le persone di tipo visivo pensano molto velocemente e, di conseguenza, quando il loro interlocutore parla, tendono a troncargli il discorso per esprimere quello che pensano. Se la persona non è consapevole di questa tendenza e non la corregge, con il tempo può osservare una diminuzione dell’udito.

In certe coppie anziane si può notare in una delle due persone un importante abbassamento dell’udito, mentre l’altra presenta difficoltà di eloquio. Sovente uno parla al posto dell’altro e l’altro ascolta al posto del primo.

Una diminuzione dell’udito può anche provenire dal bisogno di proteggersi rispetto a quello che gli altri ci possono dire.

Ho notato spesso che quando il mio compagno, in un accesso di rabbia, mi rovesciava addosso cose che non pensava veramente, mi chiudevo istintivamente per non sentirle.

Può anche venire dalla paura di essere criticati. Anche in questo caso si può smettere di ascoltare quando si è criticati. Vedi anche Sordità.

È possibile che non ascolti sufficientemente bene gli altri?

Chi o che cosa non voglio sentire?

Per migliorare il proprio udito bisognerà prestare più attenzione a ciò che gli altri ci dicono o a ciò che sentiamo. Inoltre si prenderà coscienza di ciò a cui siamo portati a chiuderci.

Tappi di cerume: accumulo di cerume nel condotto uditivo esterno. Rappresentano i tappi che vogliamo metterci nelle orecchie per non più sentire una o più persone.

Ho paura di sentirmi colto in fallo perché mi sento in colpa?

Il bambino che soffre di tappi di cerume può avere la sensazione che i suoi genitori si aspettino da lui che sia perfetto. È possibile che voglia chiudersi di fronte alle loro spiegazioni, alla loro morale, alla loro critica o rabbia che lo fanno sentire in colpa.

Un bambino piccolo che soffriva di otite sierosa con tappi di cerume aveva l’abitudine di mettere le manine sulle sue orecchie quando la madre gli parlava. La donna, che voleva educare bene il figlio, non si rendeva conto che non gli concedeva il diritto di essere un bambino.

Un altro bambino che soffriva di un’otite media acuta con tappi di cerume si metteva allo stesso modo le mani sulle orecchie quando sua madre si arrabbiava con lui o lo sgridava.

Otite: ampiamente trattato alla voce Otite.

per lo più sierosa o mucopurulenta, proveniente dall’orecchio medio. Otorrea: secrezione

Se la secrezione è sierosa:

Provo tristezza in ciò che sento, in ciò che amerei sentire ma che non sento o che non sento più?

Se la secrezione è mucopurulenta:

C’è forse un misto di tristezza e di rabbia in ciò che sento attorno a me?

Orticaria alle orecchie: può essere confusa con un eczema ma, rispetto a questo, provoca pruriti maggiori.

È possibile che non possa più sopportare di ascoltare una persona che non ho voglia di sentire?

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ORECCHIONI: tra i problemi che riguardano le ghiandole salivari, il più frequente è senza dubbio quello chiamato anche «parotite». L’infezione delle parotidi colpisce soprattutto i bambini. Questi hanno talvolta la tendenza a sputarsi addosso, cosa che gli adulti fanno raramente, a meno che non abbiano veramente voglia di sputare in faccia a qualcuno.

All’epoca in cui mia figlia ha avuto gli orecchioni, mio figlio aveva l’abitudine di sputarle in faccia per difendersi. Gli orecchioni possono essere in relazione con la rabbia per il fatto di farsi sputare addosso o anche per il desiderio di rispondere sputando in faccia a qualcuno, da cui l’espressione «sputare veleno».

Ho la sensazione di essermi fatto sputare addosso?

ORTICARIA: eruzione di papule biancastre o rosa pallido (simili a punture di ortica) accompagnate da pruriti e da una sensazione di bruciore. Può essere abbinata a un’allergia ed è quasi sempre collegata a una situazione in cui ci si sente separati da ciò che si desidera e obbligati a sopportare una situazione che ci esaspera. Quando si vuole veramente qualcosa, si trova sempre la soluzione. In caso contrario, si accampano delle scuse.

Qual è la situazione che desidererei vivere e quella che non riesco più a sopportare?

Orticaria alle orecchie:

Ho forse la sensazione di dover ascoltare una persona che invece non ho voglia di sentire?

Orticaria attorno al collo:

Vivo forse una situazione di ambivalenza tra bisogno di libertà e desiderio di impegnarmi con una persona o con un gruppo?

ORZAIOLO: foruncolo della ghiandola pilosebacea della radice di un ciglio. È spesso in relazione con situazioni di vergogna o di umiliazione rispetto a ciò che si vede. Vedi anche Blefarite.

Da adolescente ho sofferto di orzaioli. All’inizio delle mie ricerche sulle cause probabili del malessere e delle malattie, credevo avessero a che fare con la rabbia che si prova per quello che si vede poiché, quando ne soffrivo, provavo un sentimento di collera nei confronti di uno dei miei fratelli maggiori che ci teneva in un clima di violenza. Tuttavia, proseguendo nelle mie ricerche, ho scoperto che i miei orzaioli dipendevano piuttosto da quello che vedevo e che mi procurava un senso di vergogna.

A quell’epoca, avevo difficoltà con le regole della grammatica, per cui facevo molti errori di ortografia. Nei due anni che ho sofferto di orzaioli ho avuto lo stesso professore. Questi non si faceva scrupolo di umiliarmi davanti a tutta la classe leggendo tutti i miei errori, credendo senza dubbio che ci avrei messo più impegno. Alla fine dell’anno scolastico incontrai la zia di un’amica che era guaritrice. Mise il suo anello d’oro sul mio orzaiolo e mi disse: «Vattene, e non dirmi grazie!» Non ho mai più avuto orzaioli. Le attribuii il merito della guarigione. Senza nulla toglierle, devo ammettere che, dopo il suo incontro, abbiamo traslocato e non ho più vissuto situazioni umilianti per l’ortografia. Ho spesso pensato: «Che paradosso! Io che venivo umiliata per i miei errori di ortografia oggi sono apprezzata per quello che scrivo!» Un amico a cui raccontavo questo, aggiunse: «Non si può aver successo che attraverso un paradosso!»

Cos’è che osservo o che vedo che mi provoca rabbia o vergogna perché mi sento umiliato?

È forse la negligenza di uno dei miei genitori (della propria persona, della cura della casa o dei suoi figli)?

OSSATURA: struttura per uso sia statico sia dinamico, ovvero una struttura architettonica che assicura un buon sostegno, ma che può allo stesso modo permettere il movimento. La struttura ossea esprime il modo in cui ci poniamo nei confronti della vita. Se abbiamo fiducia in noi stessi e nella vita, la schiena sarà dritta. Se siamo disfattisti, sarà curva.

Inoltre la struttura ossea rappresenta i sistemi organizzativi nei quali evolviamo, ovvero le strutture parentali, educative, sociali, professionali. Le ossa rappresentano anche la struttura dei pensieri, dei principi e delle credenze.

Tumore generalizzato delle ossa: può essere legato a una svalutazione globale della propria persona o riguardare una situazione in cui ci si è sentiti completamente distrutti affettivamente o professionalmente.

Provo un profondo senso di fallimento?

Mi sono forse sentito completamente distrutto?

Tumore di un osso: caratterizzato dalla morte degli osteociti, viene chiamato anche «osteolisi».

Il tumore alle ossa è sovente legato a una profonda svalutazione di sé. Ci si sminuisce perché ci si paragona agli altri che consideriamo migliori di noi o che hanno avuto più successo di noi. Forse eravamo continuamente sminuiti dai nostri genitori e ora siamo noi a sminuirci dicendoci che non siamo intelligenti o che siamo dei buoni a nulla.

Fase di riparazione di un cancro delle ossa. Vedi Osteosarcoma.

Ho la tendenza a svalutarmi?

Mi sono forse sentito svalutato nelle mie azioni o agli occhi degli altri, o in ciò che rivestiva una grande importanza per me nella mia vita?

Tumore secondario delle ossa chiamato anche metastasi delle ossa:spesso in relazione a una svalutazione di sé, in seguito alle conseguenze o alle cure di un tumore primario. Per esempio:

In seguito a un tumore al seno, e che colpisce in modo particolare le ossa del bacino:

È possibile che mi sia sentita svalutata, meno desiderabile per l’ablazione di un seno o per la perdita dei capelli?

Ho pensato che nessun uomo mi vorrà con un seno in meno e con delle brutte cicatrici sul petto?

In un uomo, se il tumore alle ossa segue quello della prostata:

È possibile che abbia pensato che non valgo più niente come uomo?

Ossa che scrocchiano: vedi Sinoviale.

OSSIURI: vedi Parassiti intestinali.

OSSO SACRO: il sacro, o osso sacro, è un osso importante della cintura pelvica. Fa parte della zona sacrale, luogo dell’unione sessuale. I problemi al sacro sono dunque sovente legati a una svalutazione sessuale o a preoccupazioni sul piano sessuale. Vedi anche Sclerosi a placche del bacino alla voce Sclerosi a placche.

Dolore al sacro:

Per una donna:

Mi svaluto perché mi sento meno desiderabile delle altre donne, perché non riesco a lasciarmi andare in un rapporto sessuale o perché non ho una vita sessuale?

Ho paura di dover rinunciare a una sessualità soddisfacente a causa dei problemi sessuali del mio partner?

Per un giovane:

È possibile che mi svaluti sessualmente perché sono ancora vergine?

Per un bambino:

Questo bambino si svaluta forse per il fatto di avere un pene più piccolo di quello di suo padre o dei suoi compagni?

Tumore all’osso sacro:è legato molto spesso a unasvalutazione sul piano della sessualità. È frequente nelle donne che, avendo subito una mastectomia, pensano: «Adesso come posso essere ancora desiderabile per mio marito o per un eventuale partner?»

Questo tumore si trova più raramente nelle donne che si sentono ben appoggiate dal loro coniuge.

Mi sono forse sentita svalutata e sessualmente meno desiderabile?

OSTEITE: processo infiammatorio delle ossa che si manifesta con dolori intensi o persistenti.

Prima che mi venisse questa malattia, ho provato una grande collera o rabbia nei confronti di una persona che per me rappresentava l’autorità?

OSTEOMIELITE: patologia delle metafisi delle ossa lunghe.

Ho provato rabbia perché cercavano di limitare la mia libertà di azione?

OSTEOPATIE: un problema a livello delle ossa e del midollo può denotare, a seconda della zona colpita e della specificità della patologia interessata:

– Una mancanza di flessibilità verso di sé o gli altri se riguarda le articolazioni. Si può pretendere da se stessi di essere competititvi o perfetti e denigrarsi se non si riesce a esserlo.

– Un sentimento di impotenza e di svalutazione se si tratta di scoliosi, di osteoporosi, di dolori alle ossa, articolari, di tumore alle ossa (osteolisi).

– Una mancanza di sostegno affettivo o materiale, se colpisce la colonna vertebrale.

– Un senso di colpa nei confronti del piacere, se la patologia ci impedisce di fare attività che ci renderebbero felici.

Dolori alle ossa: possono esprimere un blocco dell’energia. La pauradi andare avanti può colpire le anche, le gambe e i piedi. La paura di non essere abbastanza competenti in ciò che ci prendiamo come responsabilità o che facciamo può dar luogo a dolori a livello delle spalle, delle braccia e delle mani. Anche la rabbia può bloccare l’energia, per esempio: la rabbia che rimastichiamo può provocare dolori alle mascelle; la rabbia verso quanto ci viene imposto può causare dolori alle ginocchia…

Scrivendo questo libro, a un certo punto ho avuto molto male all’anca sinistra. Sapevo che un dolore all’anca è sovente in relazione con la paura di avanzare verso qualcosa che può cambiarci la vita. Riflettevo, ma non riuscivo a trovare il messaggio che il dolore cercava di trasmettermi.

Poi partii per Bali e, nel corso del viaggio, incontrai un grande guaritore. Siccome non riuscivo a liberarmi dal dolore, accettai il suo aiuto. Mi fece una pressione molto forte su una coscia per sbloccare l’energia. In seguito non avevo più dolore all’anca, ma l’avevo alla coscia: mi aveva lasciato un bel segno blu. Dicevo, scherzando, che aveva cambiato posto al dolore. Tuttavia aveva detto qualcosa alla sua assistente, chiedendole di tradurmelo. Dopo la seduta, mi disse: «Secondo lui stai provando rabbia nei confronti di alcuni partecipanti ai tuoi seminari, ma devi accettare che non siano pronti a comprendere…» Vedendo il mio stupore, cercò di aggiustare meglio le parole: «Può essere un senso di delusione…» Accettai meglio la parola «delusione».

Al ritorno dal viaggio, stavo parlando con il mio compagno quando il dolore mi tornò in maniera intensa. Allora pensai di voler sentire quello che il dolore cercava di dirmi. Mi misi in uno stato di ascolto passivo. E mi venne: «Sì, sono arrabbiata, e anche molto arrabbiata…» Ero infatti arrabbiata con una persona che aveva partecipato ai miei seminari e della quale avevo molta stima. Ma non volevo provare rabbia nei suoi confronti. Ero arrabbiata perché avevo la sensazione che mi avesse lasciato cadere come una vecchia ciabatta in un progetto importante che riguardava la direzione del mio lavoro. Riflettendo sulla situazione, vidi tutte le sue buone intenzioni. Non mi aveva lasciato cadere, si era semplicemente tirata indietro perché i nostri punti di vista erano diversi. Capii che aveva pensato: «Se non vuole ciò che posso darle, non c’è niente che io possa fare». La mia rabbia si spense, così come il dolore all’anca.

Dolori alle ossa negli adolescenti in fase di crescita possono voler esprimere un bisogno di incoraggiamento per avanzare negli studi e nella loro vita?

È possibile che non riceva il sostegno di cui avrei bisogno in questo momento che sto vivendo, o nella tappa che sto attraversando?

OSTEOPOROSI: malattia caratterizzata da una eccessiva fragilità delle ossa dovuta a una perdita di tessuto osseo e a un’alterazione della microarchitettura che rende le ossa porose. Colpisce più spesso le donne dopo la menopausa e può essere in relazione con un sentimento di svalutazione accumulato nel corso degli anni ma che si intensifica con l’invecchiare. Ci si può essere sentite schiacciate, provare la sensazione di aver subito per tutta la vita e di non aver realizzato granché di importante.

Può anche riguardare un senso di svalutazione perché ci si sente inutili in questo momento. Fintanto che i figli avevano bisogno di noi ci si sentiva utili, ma ora che non è più così ci si può sentire completamente inutili.

Cos’è che mi avrebbe portato a svalutarmi?

Cosa potrei fare per migliorare la stima di me stessa?

OSTEOSARCOMA: patologia del tessuto connettivale caratterizzata da una moltiplicazione eccessiva del tessuto osteoformatore proveniente dal midollo osseo, dal periostio o dalla membrana fibrosa. Colpisce principalmente le ossa lunghe (femore, tibia, perone, omero) dei bambini e degli adolescenti. Secondo l’origine del tessuto che lo costituiscono, si distinguono tre tipi di osteosarcoma:

Osteosarcoma mielogeno: le cellule che lo costituiscono provengono dal midollo osseo.

Osteosarcoma periosteo: le cellule che lo costituiscono provengono dal periostio.

Il periostio contiene i vasi sanguigni che portano i nutrimenti indispensabili alla riparazione delle ossa. Facilita anche il processo di riparazione servendosi dello strato esterno per depositare nuove cellule ossee che vanno ad aggiungersi al tessuto osseo già esistente.

Osteosarcoma parostale: il luogo di origine è situato sulla parte esterna del periostio (membrana fibrosa alla periferia dell’osso, che prende parte alla sua crescita e vascolarizzazione).

L’osteosarcoma per la medicina classica (allopatica) è considerato come un tumore maligno delle ossa. Secondo Ryke Geerd Hamer (Nuova Medicina Germanica) si tratta invece di un proliferazione cicatriziale dell’osso. Ciò che andrebbe nella direzione del lavoro di Hamer è il fatto che questa patologia è spesso scatenata da una rottura spontanea dell’osso di cui si dice: «Il tumore ha consumato la quasi totalità dell’osso».

Se l’osso si è consumato, se è fragile e passibile di rottura, è perché c’è stata un’osteolisi. L’osteosarcoma appartiene piuttosto ai tentativi che il corpo fa per riparare le ossa colpite da osteolisi.

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Mi sono chiesta perché nella medicina allopatica si considera l’osteosarcoma come un tumore delle ossa. Mi sono detta che forse si è attribuita la riparazione dell’osso al callo osseo (tessuto calcareo che partecipa al consolidamento di un osso fratturato) dimenticando che un osso come il femore non è formato solo da calcio, ma anche dal periostio che contiene i vasi sanguigni che nutrono l’osso, partecipando, attraverso i globuli rossi che lui stesso produce, all’ossigenazione dei tessuti. È quindi possibile che, se la riparazione riguarda la parte calcarea, si formi un callo osseo mentre, se riguarda il periostio, possa dar luogo a una forma di proliferazione cicatriziale.

C’è anche la definizione di cancro data dalla medicina classica, che si riassume in una proliferazione di cellule atipiche. Ora, il dottor Hamer ha dimostrato che, a seconda dell’origine del tessuto, la fase attiva di un tumore e la fase di riparazione possono essere diverse. Quindi, in un tessuto adenoideo in fase attiva, si trova una moltiplicazione cellulare che produce un nodulo, un tumore compatto, mentre nella fase di riparazione c’è una riduzione del tumore attraverso i batteri autogeni. Vedi Infezione.

In un tessuto connettivale è invece il contrario: in fase attiva c’è una riduzione cellulare (nel caso di un tumore delle ossa o osteolisi c’è una perdita di tessuto osseo), mentre nella fase di riparazione si assiste a una moltiplicazione delle cellule.

L’osteosarcoma può essere successivo a un incidente in cui si è stati urtati, si è subita una frattura, o a un tumore delle ossa caratterizzato dalla morte delle cellule ossee che rende le ossa fragili e scrocchianti.

Un tumore alle ossa può essere passato inosservato e la fase di riparazione aver fatto suonare l’allarme, essendo molto dolorosa perché accompagnata da fitte e da un’infiammazione delle ossa chiamata reumatismo infiammatorio.

Nel corso di questa fase il midollo osseo può venire sollecitato per rigenerare l’osso producendo un aumento dell’ematopoiesi di cellule giovani del sangue (presenza di blasti su uno striscio sanguigno di una persona malata), che prende anche il nome di leucemia o fase leucemica. Vedi Leucemia.

Prima che sviluppassi l’osteosarcoma:

Al femore:

Ho vissuto un forte contrasto con uno dei miei cari, in cui mi sono sentito sminuito?

Alla tibia:

Mi sono forse sminuito o sentito svalutato perché non potevo raggiungere gli obiettivi che mi ero fissato o che gli altri si aspettavano da me?

Al braccio:

Mi sono sentito sminuito nel lavoro o nella responsabiltà che avevo assunto?

In un adulto:

Prima che mi venisse l’osteosarcoma, ho avuto una frattura o ho vissuto un periodo di forte svalutazione di me stesso?

In un bambino o in un adolescente:

Il bambino ha forse subito una frattura?

Il bambino ha vissuto un problema di svalutazione (a scuola o nei confronti di uno dei fratelli o sorelle)?

Il bambino è stato vaccinato?

Alcuni bambini reagiscono male alle vaccinazioni multiple, che possono creare disordini nel loro processo di crescita e colpire le ossa. Quando il corpo intraprende la fase di riparazione, il bambino può avere forti dolori alle ossa, chiamati «reumatismi», seguiti da osteosarcoma e/o da una fase leucemica o da una leucemia.

OTALGIA: dolore alle orecchie. L’orecchio destro riguarda la sfera affettiva per un destrimane, il sinistro l’informazione razionale. Per un mancino è il contrario.

Che cosa ho paura di sentire?

Cos’è che desidererei sentire e che invece non sento?

Cos’è che mi fa male in quello che sento?

OTITE: in senso generale, è un’infiammazione dell’orecchio. Secondo la localizzazione e la manifestazione, prende il nome di otite esterna, media (cassa del timpano), otite interna o labirintite, otite acuta, otite cronica, otite sierosa, suppurativa o purulenta. Se l’infezione proveniente dall’otite media si propaga alle cavità mastoidee (situate nell’apofisi ossea del cranio posta dietro l’orecchio, caratterizzate da cavità che comunicano con l’orecchio medio) si parla allora di mastoidite.

Tutte le forme di otite sono collegate a un senso di contrarietà, di delusione o rabbia nei confronti di quello che abbiamo sentito senza che ce lo aspettassimo (otite acuta) o di quello che si sente di continuo (otite cronica). Degenerano in mastoidite quando quello che si sente inizia a «uscirci dalle orecchie» perché non lo sopportiamo più.

I bambini piccoli in modo particolare sono colpiti da otite media.

È possibile che vivano un senso di contrarietà o di rabbia per il fatto di farsi dire di continuo quello che devono fare o non fare?

A meno che sia quello che sentono a casa: si riscontra un numero maggiore di otiti in ambienti famigliari in cui i genitori litigano.

Rientravo dall’asilo con mio figlio che aveva allora tre anni. Mi disse: «Mamma, ho male alle orecchie!» Gli chiesi se all’asilo lo avevano sgridato per avere fatto qualcosa che non doveva e se questo gli aveva fatto provare rabbia. Non mi rispose ma tornò un quarto d’ora dopo e mi disse: «Mamma, ho capito… non ho più male alle orecchie!» Avevo certamente colpito nel segno.

Gli adulti che soffrono di un’otite semplice (un orecchio) o doppia (entrambe le orecchie) possono chiedersi se hanno sentito qualcosa che ha potuto far provare loro rabbia.

Siamo irritati da una o più persone che parlano troppo, o che fanno commenti sgarbati o maldicenti?

Cos’è che ho sentito che mi ha fatto provare frustrazione, rabbia o un senso di contrarietà?

Otite media acuta in un bambino:

Il bambino si è trovato confrontato con la severità o i rimproveri di uno dei suoi insegnanti?

Otite sierosa: è caratterizzata da un accumulo di liquido siero-mucoso talvolta purulento nell’orecchio medio che ha come effetto quello di diminuire l’udito e di creare un certo disturbo nell’orecchio. Alla lunga questa otite può comportare la sordità.

In un adulto:

Sento o dico a me stesso cose che mi provocano tristezza?

Per esempio: «Non posso costruire la mia felicità sulla sofferenza degli altri!»

In un bambino:

Cos’è che il bambino può sentire e creargli contemporaneamente rabbia e tristezza? Sono forse i conflitti tra i genitori?Forse vorrebbe sentire la voce della madre invece che quella di un’altra persona?

OVAIE:è grazie alle ovaie che le donne possono donare la vita, dunque esse rappresentano la creatività. Questa può riguardare sia il proprio figlio sia quello che consideriamo come «il nostro bambino», parlando di un’opera che abbiamo realizzato o di un progetto riguardante la creazione di qualcosa.

I dolori alle ovaie possono anche provenire da preoccupazioni per il proprio figlio o per un progetto a cui si vuole dar vita.

Dolori alle ovaie: sono per lo più in relazione con una sofferenza che riguarda sia la possibilità di aver figli,sia«il proprio bambino»inteso come creazione o progetto.

Mentre scrivevo questo libro sono stata condotta a vedere il libro che uno dei miei studenti aveva realizzato. Vi ho ritrovato molte frasi che avevo pronunciato in occasione dei miei seminari o che avevo scritto nei miei libri.

Ho avuto molto dolore all’ovaia sinistra e ho detto al mio compagno: «Ohi! Ho male alla mia creatività!»

Me ne sono liberata accettando che il furto impoverisce e il dono arricchisce. Mi era facile constatare tutta la creatività che avevo ricevuto donandone altrettanta ai miei studenti, mentre lui doveva attingere all’ispirazione degli altri.

Mi affliggo perché non riesco a rimanere incinta?

Sono preoccupata per mio figlio o per il progetto a cui tengo?

Mi sono sentita offesa o ferita in ciò che riguarda la mia creatività?

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Ciste alle ovaie: ha come effetto quello di aumentare la produzione di estrogeni. Si tratta di una soluzione biologica in risposta al dolore per una perdita o per una grande delusione riguardante la propria capacità di creazione (figlio o progetto). Può trattarsi di un aborto, della morte di un bambino, di una separazione da un figlio o della difficoltà di procreare o di avviare un progetto a cui teniamo. Talvolta si vedono gli anni passare e si può temere di non poter più avere figli o un secondo figlio se questo è il nostro desiderio.

Mi affliggo perché non ce la faccio a restare incinta o a realizzare un progetto che mi sta a cuore?

Una delle partecipanti ai miei seminari rimase stupita quando le dissi che una ciste ovarica è spesso legata al desiderio di avere un figlio o di far nascere un’opera. Aveva appena avuto una grossa ciste all’ovaia sinistra. «Ero separata e non volevo certo un altro figlio…» mi disse.

Conoscendo la sua storia, sapevo che con la separazione aveva affidato la figlia a suo marito per poter tornare a studiare. Il marito aveva trovato una compagna che si occupava molto bene della bambina. Le chiesi: «È possibile che non era un altro bambino che volevi, ma invece recuperare tua figlia?» Le vennero le lacrime agli occhi. La mia domanda aveva toccato il punto giusto.

Tumore alle ovaie: è molto spesso in relazione a forti emozioni che riguardano sia un bambino, un’opera o ciò che si considera come la nostra creazione, di cui si dice talvolta «è il mio bambino».

Il bambino può essere un fanciullo in tenera età, un adulto che si considera sempre come il proprio bambino, un progetto che avevamo realizzato o un’attività che avevamo sviluppato. Può trattarsi della morte di un figlio. Alcune persone che ne sono afflitte dicono: «La vita si è presa il mio bambino!»

Provo un senso di colpa per un aborto, per la sofferenza o la morte di uno dei miei figli?

Ho perduto quella che consideravo una parte di me stessa?

Ho rinunciato a mio figlio o a un progetto per rispondere al desiderio della persona che non volevo perdere?

Provo un senso di fallimento o di svalutazione per non aver potuto portare a termine il mio progetto o per non aver potuto donare la vita?

Una partecipante ai seminari che aveva avuto un tumore alle ovaie mi raccontò ciò che aveva vissuto prima della sua comparsa. Aveva progettato di scrivere un libro, che aveva iniziato. Ne aveva parlato alle sue amiche che le avevano fatto dei commenti molto negativi, dandole suggerimenti che aveva tentato di seguire ma che le avevano reso il compito così difficile che aveva finito per mettere da parte il libro. Aveva la sensazione che le sue amiche avessero buttato all’aria la sua creazione, mentre lei aveva bisogno di incoraggiamento per proseguire.

Un’altra partecipante mi aveva confidato di avere un rapporto profondo con la sua unica figlia, con cui condivideva una bella complicità. La figlia aveva però incontrato un uomo, con il quale era andata a convivere, che aveva fatto di tutto perché tagliasse il cordone ombelicale con la madre. La donna aveva perciò la sensazione che quell’uomo le avesse portato via «la sua bambina» e allo stesso tempo la sua ragione di vivere.

Infine, un’altra donna aveva una casetta che considerava il suo piccolo nido tanto ci stava bene. Aveva incontrato un uomo con il quale aveva avuto voglia di convivere. Lui le aveva proposto di vendere la sua casetta per investire insieme nel progetto di una casa più grande. Quando si ritrovò nella nuova abitazione, si rese conto che non ci stava altrettanto bene, e fu in quel momento che le venne un tumore alle ovaie. In terapia, comprese di aver rinunciato al proprio progetto (la sua casa) per rispondere a quello del compagno che desiderava una casa più grande.

OVARITE: infiammazione di un’ovaia che può essere collegata a rabbia perché non è stato rispettato il proprio figlio. Per esempio, se impongono a nostro figlio delle cure, degli esami o un vaccino mentre noi non siamo d’accordo. Può anche riguardare un animale che si considera come un figlio, un progetto sul quale si lavora, come pure ilnostro bambino parlando di una creazione(scritti, dipinti, sculture ecc.). Vedi anche Ovaie.

Ho provato una grande rabbia per la mancanza di rispetto nei confronti di mio figlio, del mio animale, del mio progetto o delle mie opere?

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