Dizionario dei Sintomi – Lettera C

Dizionario dei Sintomi – Lettera C

 

CADUTA DEI CAPELLI o ALOPECIA:

la perdita di capelli può essere diffusa, localizzata, acuta o progressiva. Si tratta sovente di situazioni che possono riguardare una separazione, un sentimento di svalutazione, una mancanza di protezione o un miscuglio di questi sentimenti. La perdita di capelli può anche essere in risonanza con emozioni vissute nell’età dell’infanzia. Per esempio: se nostro padre è stato a lungo disoccupato e non sapeva come riuscire a mantenere la famiglia, e noi a nostra volta ci siamo confrontati con la preoccupazione di perdere il nostro impiego, ciò può risvegliare il senso di insicurezza vissuto da bambini. Vedi anche Alopecia areata.

Ho vissuto emozioni riguardanti un allontanamento, una separazione o la perdita dell’impiego che mi hanno portato a provare una grande insicurezza o a svalutarmi?

CALAZIO e CISTE DELLA PALPEBRA:

piccolo tumore (rigonfiamento), di solito di forma arrotondata, presente sulla rima libera della palpebra inferiore (calazio) o sulla palpebra stessa (cisti). Sono piccoli nodi, bolle di dolore trattenute per ciò che si vede, a cui si assiste. Possono evolvere in congiuntivite se il dolore si trasforma in collera.

Che cosa mi rende triste in ciò che vedo?

Ho vissuto una separazione, una morte?

CALCAGNO:vedi Piedi.

CALCOLI:

provengono dalla cristallizzazione dei nostri pensieri, molto spesso di quelli negativi. Per esempio di rancore, se il problema riguarda il sistema biliare o di paura, se riguarda invece quello renale.

Calcoli biliari olitiasi vescicolare:  sono formati da depositi di colesterina, pigmenti biliari e sali di calcio. Vedi anche Coledoco.

Può trattarsi di un grosso calcolo o di molti piccoli. Una persona può averli da anni senza saperlo. Tuttavia, nel momento in cui un calcolo entra nel dotto del coledoco, si hanno forti dolori.

La formazione di calcoli proviene di solito da pensieri negativi verso se stessi, il proprio ambiente o la vita. Si può provare collera, nutrire rancore o temere i giudizi degli altri per il fatto che giudichiamo noi stessi.

Nei confronti di chi provo rancore?

Quali sono i pensieri negativi che nutro nei confronti di uno dei miei cari?

Sono stata operata a ventidue anni per dei calcoli biliari e mi è stata asportata la cistifellea. In quel periodo nutrivo un profondo rancore verso uno dei miei fratelli che ci aveva fatto vivere per anni in un clima di violenza. È andato via di casa che avevo quattordici anni, eppure quando mi sono sposata pensavo ancora: «Se mi tocca, mio marito saprà difendermi!» Era la bambina terrorizzata in me che si esprimeva così, visto che mio fratello aveva smesso ormai da anni di essere violento. A quell’epoca dicevo anche: «Per me può morire, non andrò neppure ai suoi funerali!» oppure: «Se dovesse avere problemi, non alzerò un mignolo per aiutarlo!» Tutto questo ben esprimeva il rancore che continuavo a provare per lui. Dopo aver capito la sofferenza che lui esprimeva attraverso la violenza e aver liberato dalla paura la bambina terrorizzata che era in me, nei suoi confronti mi sono rimasti solo pensieri positivi e rivederlo è un piacere.

CALCOLI ALLA PROSTATA:

sono l’espressione di un accumulo di frustrazioni rispetto ai propri desideri sessuali, ma possono provenire anche da un accumulo di pensieri negativi nei confronti delle donne o di una in particolare, che può essere la compagna o una ex. Vedi anche Prostata.

Ho accumulato molte frustrazioni nell’esprimere la mia sessualità?

Quali sono i pensieri negativi che ho nei riguardi delle donne o del mio valore come uomo?

CALCOLI RENALI:

sono sali di acido urico che, per la loro abbondanza, danno luogo a dei precipitati. Questi possono formarsi nel bacinetto renale per poi passare nell’uretere e nella vescica. I calcoli renali sono spesso legati a una ridotta introduzione di liquidi. Può trattarsi di pensieri negativi verso noi stessi per non essere stati più accorti, o nei confronti di persone dalle quali abbiamo avuto la sensazione di esser stati ingannati o che avevano il potere di rovinarci.

Ho avuto pensieri negativi verso una o più persone di potere che erano in grado di farmi del male o di rovinarmi?

Ho vissuto un lungo periodo nel timore di essere escluso, ucciso, annientato o spodestato?

Antonio ha dei calcoli renali che lo fanno stare molto male. Dentista di buona reputazione, è coscienzioso e competente. Un giorno, uno dei suoi pazienti, convinto di essere stato oggetto di cure onerose con lo scopo di sottrargli denaro, gli fa causa. L’avvocato del cliente lo querela anche presso l’Ordine, che a sua volta lo minaccia di togliergli la licenza di esercitare se non riesce a dimostrare che le cure somministrate al paziente erano giustificate. Il processo dura più di due anni e si rivela molto costoso. Antonio vive questo periodo nel terrore di essere rovinato e di restare senza mezzi di sostentamento, in caso di ritiro della licenza professionale. Vince la causa ma continua a nutrire rancore nei confronti di coloro che avevano rappresentato una minaccia per lui.

CALCOLI URINARI o LITIASI URINARIA:

Ho nutrito pensieri negativi (rabbia, odio, vendetta) nei confronti di persone che non hanno rispettato il mio spazio?

CALLI AI PIEDI o DURONI:

possono derivare dal portare scarpe troppo piccole. La paura di andare avanti fa contrarre i piedi e ciò può causare la formazione di calli. Vedi anche Callosità.

Sull’alluce:

Provo un grande bisogno di proteggermi nelle azioni che intraprendo o nella direzione che ho scelto?

Sul dito mignolo:

Cerco di proteggermi rispetto a quello che posso provare?

CALLO OSSEO:

è un tessuto osseo cicatriziale non vascolarizzato e non infiammatorio che permette all’osso fratturato di risaldarsi e alle due parti di unirsi. Vedi Incidente.

CALLOSITÀ:

è un ispessimento circoscritto della pelle sui palmi delle mani, alle estremità delle dita o ai piedi. Se è presente su un dito del piede, si parla di callo. Le callosità di solito sono causate da pressioni o frizioni ripetute e prolungate che inducono l’epidermide a proteggersi aumentando la cheratinizzazione delle cellule epiteliali.

Perché facciamo tanta pressione sulla penna, sullo strumento musicale o sugli attrezzi che usiamo? Perché camminiamo appoggiandoci di più sulla punta dei piedi o sui talloni?

Alcune persone presentano callosità anche in assenza di frizioni. Possono esprimere un’insicurezza e un bisogno di essere rassicurati o anche protetti.

Callosità alle dita di un musicista:

L’insicurezza circa il mio talento di musicista mi spinge forse a imprimere una maggiore pressione sullo strumento?

Callosità alle mani:

Quando sono apparse le callosità ero preoccupato per il lavoro, avevo bisogno di dimostrare di essere un buon lavoratore?

Callosità ai piedi:

Quando sono apparse le callosità, avevo paura ad andare avanti, verso l’ignoto, di ritrovarmi solo o senza protezione?

CALORE (disturbi provocati dal):

alcune persone sono soggette a frequenti indisposizioni da calore o temono spesso di avere troppo caldo. Se il freddo può ricordare la solitudine, il calore può essere invece associato a una mancanza di areazione, a un senso di soffocamento.

Mi sono forse sentito soffocare nel mio bisogno di libertà, in ambito famigliare o da una persona a cui voglio bene?

Caldane o vampate di calore: vedi Menopausa.

CANCRENA:

sotto questo termine si raggruppano differenti processi caratterizzati dalla morte (necrosi) dei tessuti per mancanza di nutrimento o di ossigenazione delle cellule.

Cancrena secca o vascolare: in questo tipo di cancrena non c’è infezione bensì mancanza di irrorazione sanguigna. Le cellule, non più alimentate né ossigenate, muoiono. Può essere causata da freddo intenso o da un problema circolatorio tipo arterite, ischemia, tromboangioite obliterante, embolia, in una parte del sistema arterioso o venoso, e colpisce per lo più le estremità (dita, mani, dita dei piedi, piedi). Nel caso di una cancrena si pratica l’amputazione poiché, se non si eliminano i tessuti morti, la cancrena secca si sviluppa in cancrena umida o gassosa in seguito alla trasformazione dei tessuti morti sotto l’azione di batteri e virus.

Cancrena umida o infettiva: si sviluppa da una cancrena secca. L’infezione dei tessuti è dovuta al lavoro dei batteri che trasformano i tessuti morti ed è il motivo per cui nella cancrena detta «umida o infettiva» si riscontrano infezioni nelle piaghe necrotizzate. Viene considerata una patologia molto grave a causa dei focolai di necrosi che possono diffondersi ai tessuti circostanti, come un frutto marcio che fa marcire la frutta circostante.

Cancrena gassosa: la produzione di gas e l’odore di putrefazione è dovuto a una presenza batterica importante che si attiva per trasformare i tessuti morti.

Qualunque sia il tipo di cancrena, è legata alla morte. Può esprimere:

Non posso più vivere senza la persona che amavo…

Non posso più vivere in un simile clima di sofferenza, di conflitti o di litigi…

Non posso più vivere in un simile ambiente di distruzioni o di guerre.

Questo può farci capire perché si incontrano molte persone affette da questa patologia dopo un terremoto o durante una guerra.

Angela ha avuto una cancrena vascolare al piede sinistro. Era sposata con un uomo che invecchiando soffriva di demenza senile. Non solo non era più in grado di badare a se stesso, ma passava rapidamente dall’irritabilità all’indifferenza con a volte eccessi di violenza verbale. Angela non ce la faceva più a vivere in quella situazione e non ne vedeva una soluzione. Aveva iniziato ad avere problemi di vascolarizzazione nel piede destro. In un primo tempo avevano cercato di ristabilire la circolazione del piede, ma senza esito. Dopo qualche settimana, era apparsa la cancrena nei tessuti del piede. Fu necessario decidere l’amputazione. Nonostante le fosse stata praticata per precauzione un’amputazione fino al ginocchio, la cancrena si diffuse in tutta la gamba.

È possibile che non possa più continuare a vivere nel contesto che mi appartiene in questo momento?

CANCRO:vedi Tumore.

CANDIDOSI:

causata da lieviti del genere Candida albicans, funghi unicellulari che si riproducono per gemmazione. Come tutti i funghi, sono presenti in ambienti umidi in decomposizione (foglie secche, legno marcio e cadaveri). I funghi, come i batteri, svolgono una funzione importante nella trasformazione delle sostanze organiche, ciò che spiega la loro presenza su quelle in decomposizione. Possono svilupparsi dove ci sia una modificazione dell’ambiente fisico (per esempio modificazione del pH vaginale) o di una situazione psicologica dipendente da un sentimento di perdita (di un amore, di stima, di dignità…). Vedi anche Micosi.

Cos’è che non voglio più vivere nella mia sessualità?

Può darsi che non mi conceda il diritto di provare piacere?

Candidosi vaginale: chiamata anche moniliasi.

Ho la sensazione di essere un oggetto di cupidigia sessuale per il mio partner?

Ho la sensazione di una mancanza di condivisione nei rapporti sessuali che mi lascia un senso di vuoto?

Per esempio, una donna che aveva di continuo candidosi vaginali, mi diceva: «Ogni volta che avevo rapporti sessuali nei quali mi sentivo più un oggetto che una persona amata, avrei voluto morire».

Mi trascino un senso di colpa verso il sesso che fa sì che io non mi conceda il diritto al piacere?

Una delle partecipanti ai miei corsi soffriva di continue vaginiti. Questo le impediva di trarre piacere dai rapporti sessuali tanto la sua mucosa era irritata, con la conseguenza di non poter vivere una sessualità armoniosa. Aveva consultato un terapeuta che le aveva detto che i suoi problemi provenivano dall’essere stata vittima di un abuso. Lei non ne aveva alcun ricordo, ma lui insisteva, dicendole che aveva nascosto a se stessa il ricordo. Il metodo che le proponeva per liberarsi dal problema implicava pratiche sessuali che non la convincevano. Smise di andare da lui e cercò invece l’aiuto di una donna.

In seguito a quello che mi raccontò del lavoro svolto con quel terapeuta, le chiesi se aveva avuto rapporti sessuali prima del matrimonio. «Sì.» «Come sono andati questi primi rapporti?» «Molto bene, non c’erano problemi. Le mie vaginiti sono iniziate dopo il matrimonio.»

Di solito una persona vittima di abusi incontra molte difficoltà (quanto meno all’inizio) a lasciarsi andare in un rapporto sessuale. I primi rapporti sono in genere difficili. Sospettavo che non fosse stata vittima di abusi. Ma allora, cos’era successo dopo il matrimonio? Scoprii che il turbamento all’origine delle vaginiti era legato a un episodio avvenuto il giorno del matrimonio.

Era vestita di bianco, con il suo bell’abito da sposa, e mentre stava uscendo per andare in chiesa la madre le chiese: «Sei vergine?» Lei rispose: «Sì».In seguito però si era sentita terribilmente in colpa per aver mentito alla madre il giorno delle nozze. Per espiare la menzogna, che riteneva un peccato di fronte a Dio e agli uomini, si era vietata di provare piacere nel sesso. Le chiesi: «Quando hai detto ‘sì’ a tua madre, potrebbe darsi che quel ‘sì’ non volesse dire ‘sì, mamma, sono vergine’ ma piuttosto: ‘Sì, mamma, rispetto le tue idee, ma non ho voglia di rovinare il giorno del mio matrimonio con i tuoi principi’?»

La mia domanda la spinse a vedere quel «sì» non più come: «Siccome ho mentito a mia madre, non merito di vivere una bella sessualità» quanto invece: «Mia madre aveva diritto di avere le sue idee e io di vivere la mia vita come volevo. Io la rispetto e mi rispetto». La aiutai ad andare a dire queste cose alla giovane sposa che era stata e che si era sentita in colpa per aver mentito alla madre. Le sue vaginiti guarirono.

Candidosi maschile o balanite: anche gli uomini possono essere colpiti dal fungo Candida albicans, in particolare a livello del glande. La maggior parte ritengono di averla contratta dalla partner. Tuttavia, potrebbero invece chiedersi se pensavano che la loro relazione stesse finendo o si sentivano in colpa per non essere in grado di dare alla partner quello che lei si aspettava da loro.

Prima che iniziasse questa candidosi, può darsi che la mia relazione fosse in fase declino?

Può darsi che mi senta in colpa per voler saziare i miei desideri sessuali a scapito delle aspettative della mia/del mio partner?

CAPELLI:

i capelli rappresentano la bellezza e la forza, ma anche i legami con i nostri cari. Il mio patrigno diceva spesso: «I capelli sono la corona della donna», e aveva ragione, visto che si trovano nella zona del centro coronale. D’altra parte, è il motivo per cui, in alcuni movimenti filosofici o religiosi, ci si rasa la testa in segno di umiltà e di rinuncia al mondo materiale. Altre religioni, come quella dei Sikh, ritengono che capelli e barba siano le antenne della spiritualità, e spingono i fedeli a non tagliarli mai. Senza dimenticare che una capigliatura folta e bella è un segno di vitalità, mentre una capigliatura rada e scialba denota l’opposto. Basta pensare a Sansone, la cui forza era concentrata nei capelli. Vedi anche Cuoio capelluto.

Caduta dei capelli: è spesso legata a forti tensioni. L’espressione «C’è di che strapparsi i capelli» esprime bene una situazione in cui non si sa più dove battere la testa. È interessante notare che alcune donne, dopo il parto, perdono molti capelli. Spesso ne è responsabile la paura del parto, insieme alle preoccupazioni create da un bambino di cui non sempre si comprende il pianto.

Cosa mi crea insicurezza in questo momento?

Alopecia: è l’assenza o la perdita dei capelli o dei peli, in relazione a un insieme di emozioni legate, allo stesso tempo, a una situazione di separazione, di svalutazione o mancanza di protezione.

Una donna che frequentava i miei seminari mi consultò per una perdita consistente di capelli. In terapia mi raccontò che suo padre aveva sempre vissuto con il timore di rimanere senza lavoro. La sua famiglia aveva vissuto un periodo di disoccupazione piuttosto drammatico. Quando ci siamo incontrate la prima volta, lei si trovava per la seconda volta senza impiego e viveva una grande tensione, insicurezza e disistima. Dopo aver preso coscienza del motivo per cui perdeva i capelli, lavorò su se stessa per ritrovare la fiducia in se stessa e nella vita. I suoi capelli tornarono a crescere.

Ho vissuto forti emozioni riguardanti un allontanamento, una separazione o una perdita d’impiego che possono avermi portato ad aver paura o a sottovalutarmi?

Calvizie: negli uomini è un fenomeno che dipende in gran parte da fattori ereditari. È stato osservato tuttavia che gli uomini che utilizzano molto il cervello (basta pensare agli scienziati) hanno spesso i capelli radi o sono calvi. Dato che un uomo ha la tendenza, a causa della muscolatura e dei peli, a produrre maggior calore di una donna, l’aumento di energia al cervello può necessitare una maggiore areazione e fare in tal modo cadere i capelli. Non si deve però generalizzare, visto che i bisogni dell’uno possono essere diversi da quelli di un altro. Vedi anche Cuoio capelluto.

CAPELLI BIANCHI: alcuni li considerano un segno di saggezza ma, per la maggior parte delle persone, corrispondono a una perdita di vitalità. Stress e shock emotivi possono esserne la causa.

Capelli bianchi che appaiono precocemente:

Voglio forse essere più vecchio per avere maggiore forza per difendermi?

Tingere i capelli bianchi: 

Voglio sembrare più giovane della mia età?

CAPILLARI:

piccoli vasi sanguigni che permettono lo scambio fra il sangue proveniente dalle arteriole (sangue ricco di ossigeno) e quello delle venule, carico di anidride carbonica, nonché dei prodotti di scarto metabolico. I capillari rappresentano quindi il passaggio da una tappa a un’altra, ma anche gli scambi con il nostro ambiente.

Fragilità capillare:  comporta emorragie sottocutanee che lasciano tracce di ecchimosi.

Mi faccio ferire facilmente?

Trattengo ferite del passato?

Può esprimere un senso di vergogna o una Couperose: affezione cutanea dei capillari del volto localizzati sulle guance e sul naso.sensibilità a fior di pelle. Una donna può provare disagio per un eccesso di peso. Un uomo che si ubriaca può provare vergogna, nei confronti dell’ambiente che lo circonda, per i propri comportamenti in stato d’ebbrezza.

Cos’è che mi crea disagio o vergogna nei confronti del mio ambiente?

CARCINOMA:

tumore che si sviluppa a partire dalle cellule epiteliali. Assume nomi diversi a seconda del tessuto colpito. Per esempio, un carcinoma ghiandolare può essere chiamato adenocarcinoma, un carcinoma basocellulare è più conosciuto come basalioma, un carcinoma colangiocellulare prende il nome di cancro del coledoco. Allo stesso modo ci sono carcinomi lobulari, embrionali, microinvasivi ecc. La varietà di nomi può ingenerare confusione in chi non è esperto.

Carcinoma colangiocellulare: vedi Coledoco.

Carcinoma mammario: vedi Seno.

Carcinoma epidermoidale: della bocca, dell’esofago, dello stomaco, dell’intestino, delle fosse nasali, dei bronchi, dei condotti genitali e delle vie urinarie. Vedi Mucose.

CARIE DENTALI:vedi Denti.

CARTILAGINE:

tessuto connettivo che costituisce la maggior parte dello scheletro del feto e che si trasforma progressivamente in tessuto osseo durante lo sviluppo. Nel bambino e nell’adulto le cartilagini si trovano a livello di naso, orecchie e articolazioni. Ne esistono tre tipi principali: la cartilagine ialina, la fibrocartilagine e la cartilagine elastica.

Cartilagine ialina:  è un tessuto elastico e resistente allo stesso tempo. Permette uno scorrimento senza frizione all’interno dell’articolazione (soprattutto in quella del ginocchio).

Cartilagine fibrocartilaginea o fibrocartilagine:  contiene collagene denso, duro e solido. È la componente principale dei dischi intervertebrali e del setto nasale.

Cartilagine elastica:  è più morbida, simile a caucciù. È presente nel padiglione dell’orecchio, nell’epiglottide, negli anelli tracheali e nella punta del naso.

Le cartilagini svolgono il ruolo di ammortizzatori, ovvero hanno la capacità di ridurre la violenza degli impatti e di aiutare nella flessibilità. Rappresentano la nostra capacità di incassare colpi e di essere flessibili verso noi stessi, il nostro entourage, o rispetto alle sfide che dobbiamo raccogliere.

Ispessimento della cartilagine tra le costole e lo sterno: vedi Torace.

Ho sentito il peso di una minaccia incombere sulle persone che sono sotto la mia responsabilità: la mia famiglia o i miei impiegati?

Un esempio: la nostra azienda era in perdita e avevamo paura di essere costretti a dichiarare fallimento e a licenziare gli impiegati che per anni si erano dedicati all’azienda. Questa paura ha potuto ingenerare in noi un maggior bisogno di protezione per essere in grado, a nostra volta, di proteggere meglio coloro che dipendevano da noi.

Dolore alla cartilagine del gomito: 

Preferisco sopportare un lavoro che non mi piace piuttosto che rischiare di rimanere senza lavoro?

Dolore alla cartilagine del ginocchio: vedi anche Condropatie.

Tendo a piegarmi troppo rispetto a ciò che gli altri si aspettano da me?

Dolore al menisco: il menisco è una mezzaluna di cartilagine. Ogni ginocchio ne ha due che servono a renderlo stabile alle estremità del femore e della tibia. I menischi sono costantemente sollecitati nei movimenti di flessione con uno sforzo di rotazione. Vedi anche Ginocchia.

Può darsi che rifiuti di piegarmi a tutto ciò che possono volermi imporre?

Manco forse di flessibilità nei confronti di me stesso o degli altri?

Se si pratica uno sport:

Mi permetto di praticare questo sport unicamente per piacere o mi impongo continuamente di inseguire performances?

Patologie della cartilagine: vedi Condropatie.

Tumore della cartilagine:  vedi Condrosarcoma.

CATARATTA:

opacità del cristallino dell’occhio che perde la trasparenza e diventa bianco, come se fosse un sottile strato di pelle. La cataratta è un velo che mettiamo inconsciamente sugli occhi per non vedere ciò che ci fa soffrire. Per esempio, si può non voler più osservare il proprio viso che invecchia. Può darsi che sia l’ambiente in cui si vive,un luogo di conflitti e di distruzioni o è anche possibile che l’avvenire ci appaia fosco, triste e senza speranza di miglioramento.

Che cosa trovo sconfortante guardare e che preferirei non vedere?

Cosa c’è che mi sembra triste nella vita e che mi fa stare in apprensione per il futuro?

Una partecipante a uno dei miei seminari Liberazione della memoria emozionale soffriva di cataratta da anni. Durante un rilassamento, in cui fu riportata nel passato, si rivide molto piccola con i genitori mentre si nascondeva in una cantina durante un bombardamento della città in cui abitava. Si rese conto di aver sempre temuto che scoppiasse un’altra guerra. Si liberò delle emozioni del passato e della paura di una nuova guerra. Il giorno dopo la seduta ci disse che erano anni che non vedeva in modo così chiaro.

Cataratta in un bambino:  un bambino di cinque anni soffriva di cataratta, cosa piuttosto rara poiché questa patologia colpisce in generale gli adulti e con maggior frequenza le persone anziane.

Ci si potrebbe chiedere che cosa abbia vissuto l’anima di questo bambino prima di incarnarsi.

Quest’anima è forse morta in preda a una grande tristezza, per ciò che vedeva o viveva?

Può essersi sentita sola e abbandonata?

CAVIGLIE:

permettono la rotazione del piede. Rappresentano la flessibilità rispetto a una direzione o a un orientamento.

Ferite alle caviglie:  indicano sovente un senso di colpa rispetto a un orientamento che si è assunto. Se ci si ferisce giocando o mentre ci si diverte, è possibile che ci si neghi il diritto di provare piacere, perché magari abbiamo visto i nostri genitori che non si concedevano mai un attimo di riposo o perché invece pensiamo a tutto quello che abbiamo da fare mentre ci concediamo un momento di riposo.

Mi sono sentito in colpa per aver voluto seguire il mio orientamento, mentre i miei genitori mi sconsigliavano di farlo?

Mi sono sentito inferiore, soprattutto se dico o penso cose del genere: «Non gli arrivo nemmeno alla caviglia»?

Dolori alle caviglie:  sono spesso legati alla sensazione di sentirsi bloccati, trattenuti o scoraggiati dall’avanzare in una direzione a cui teniamo molto. Si può avere l’impressione che gli altri ci mettano i bastoni fra le ruote a meno che non siamo noi stessi che abbiamo paura ad avanzare in una nuova direzione o che ci svalutiamo nella direzione che abbiamo preso.

Che cosa mi impedisce di andare nella direzione che desidero?

Che cosa mi impedisce di essere sereno nella direzione che ho scelto?

Distorsione alla caviglia: vedi Distorsione.

Edema (gonfiore) alle caviglie:

Mi sento forse limitato nelle mie possibilità di andare avanti?

Mi sento forse limitato nell’avanzare nella direzione a cui aspiro?

CAVO POPLITEO:

si trova dietro il ginocchio. Rappresenta la capacità che abbiamo di piegarci.

Dolori ai cavi poplitei: 

Ho la sensazione di dimenticare me stesso piegandomi troppo di fronte alle aspettative della persona che amo?

Ciste ai cavi poplitei: vedi Sinoviale.

Psoriasi ai cavi poplitei: vedi Psoriasi.

Tendo a piegarmi troppo di fronte alle aspettative altrui, per far loro piacere, ciò che mi fa provare impazienza o aggressività di cui in seguito mi sento in colpa?

CECITÀ:

è la perdita totale o quasi della capacità di vedere. Può essere congenita o acquisita. In entrambi i casi è possibile che sia legata a un rifiuto di vedere.

Congenita: cecità dalla nascita, vedi Malattie congenite.

Cos’è che la mia anima non voleva vedere? Forse la vita che aveva davanti?

Acquisita:  cecità sopraggiunta dopo aver avuto la vista per alcuni anni.

Uno dei miei partecipanti era diventato cieco in seguito a un incidente d’auto. Quando gli chiesi cosa avesse vissuto prima dell’incidente, mi disse che era sempre stato magro, ma che l’anno prima dell’incidente aveva iniziato a ingrassare. Più faceva diete e più vedeva il peso aumentare. Mi confidò che prima dell’incidente si era detto più volte: «Non posso più vedermi così grasso!»

Un altro dei miei partecipanti, Jean-Louis, era diventato cieco in seguito a un intervento chirurgico che avrebbe dovuto guarirlo da un glaucoma causato da un forte diabete. Era un uomo con un grande bisogno di autonomia. Suo padre aveva l’abitudine di prendere autonomamente tutte le decisioni che riguardavano i figli, rafforzando la sua convinzione di assumere al meglio il ruolo paterno. Appena Jean-Louis diceva qualcosa, immediatamente suo padre lo correggeva imponendogli il suo modo di vedere. Aveva la sensazione che, accanto a suo padre, non potesse esistere. Durante l’adolescenza contrasse il diabete. Verso i diciannove anni la malattia si aggravò e fu colpito da un glaucoma che ridusse molto le sue capacità visive. Ci vedeva parzialmente da un occhio, ma per lui era importante che vedesse ancora. I medici gli proposero un intervento chirurgico a cui non voleva sottoporsi. Si ritrovò nuovamente in conflitto con il padre, di fronte al quale dovette capitolare. Dopo l’intervento perse completamente la vista. Nelle sedute che feci con Jean-Louis scoprii che aveva escluso il padre dal suo cuore all’età di due anni, in seguito a un episodio di violenza che gli aveva fatto subire. Non si era reso conto che la sua resistenza spingeva il padre a insistere ancora di più. Jean-Louis scoprì che quello che non voleva vedere era proprio l’amore che il padre esprimeva in quello che faceva o voleva per lui e capì che, durante quell’ultimo intervento, era proprio suo padre che non voleva più vedere. Non recuperò la vista, ma riaprì il suo cuore. Si accorse in seguito che il suo fisico necessitava di minori quantità di insulina e che poteva godere di maggiori libertà nella dieta che era tenuto a osservare.

Una donna anziana, diventata cieca, diceva: «Basta così: ne ho viste abbastanza!»

Che cosa non potevo o non volevo più vedere?

CEFALEA:vedi Mal di testa.

CELLULITE:

il termine, associato più frequentemente all’adiposità presente nella maggior parte delle donne, è motivo di confusione poiché, in ambito medico, è usato per indicare patologie tra cui la dermoipodermite batterica non necrotizzante, indicata col nome di erisipela (vedi la voce corrispondente) e la dermoipodermite batterica necrotizzante chiamata fascite necrotizzante (vedi la voce corrispondente). C’è dunque una netta distinzione tra cellulite inestetica e cellulite patologica.

Cellulite inestetica: è caratterizzata da una ripartizione diseguale del grasso e da edema (ritenzione di liquidi e di tossine nei tessuti della nuca, della schiena, della pancia, dei glutei e delle gambe). È generalmente legata a una svalutazione sul piano estetico.

Ho la tendenza a criticare una o alcune parti del mio corpo e a svalutare il mio aspetto fisico?

Per esempio, trovo che le mie cosce siano troppo magre o troppo grosse, la pancia troppo grossa o che la pelle delle braccia sia flaccida?

La cosa diventa un circolo vizioso poiché è proprio la svalutazione estetica che crea la cellulite. Si fa di tutto per eliminarla senza rendersi conto che così si fa aumentare o peggiorare proprio ciò su cui focalizziamo l’attenzione. Più cerchiamo di trattarla, più aumenta e più ci si svaluta alla vista dell’odiosa cellulite. L’unica vera soluzione è praticare sport, dato che i muscoli rimpiazzano il grasso. In questo modo se ne vede meno, ci si svaluta meno e si nota che, dopo aver provato una miriade di creme, una più miracolosa dell’altra, si ottengono finalmente risultati positivi.

CERVELLETTO:

il cervelletto svolge un ruolo determinante nel controllo della postura e del movimento: è il centro dell’equilibrio. È composto da una parte mediana, chiamata verme, e da due emisferi laterali. Vedi anche Sindrome cerebellare.

Tumore al cervelletto:

Ho la sensazione di aver perso i miei punti di riferimento, la mia ragion d’essere, di avere di fronte un grande vuoto?

Ho perduto ciò che rappresentava il mio equilibrio, la mia sicurezza o una persona su cui potevo contare?

CERVICALI:vedi Schiena.

CHARCOT:vedi Malattia di Charcot.

CHELOIDE:

è una brutta escrescenza di una cicatrice cutanea di forma irregolare, rossa e compatta. Può esprimere un conflitto irrisolto o il riaffiorare di una vecchia ferita.

Ho accettato l’intervento chirurgico e il modo in cui si è svolto o le brutte suture (agrafie) che mi hanno fatto?

A quale ferita può ricondurmi questa cicatrice?

CHERATITE o ULCERA DELLA CORNEA:vedi Ulcera.

CHERATOCONGIUNTIVITE:

infiammazione della cornea associata a una congiuntivite che comporta edema, rossore e talvolta la formazione di una pseudo membrana che può sanguinare.

Cosa vedo che mi fa male?

Cosa non vedo più che mi rende triste?

CHERATOCONGIUNTIVITE SECCA o OCCHIO SECCO:

insufficienza lacrimale persistente che ha come effetto quello di alterare la cornea e la congiuntiva dell’occhio. Vedi anche Ghiandole lacrimali.

Mi sono vietato di piangere perché mi dicevano o mi dicevo: «Devo esser forte, coraggioso, capace di far fronte alle situazioni difficili», o ancora: «Un uomo non piange» ecc.?

Ho giudicato una persona del mio ambiente che usava le lacrime per manipolare gli altri?

CHERATOCONO:

deformazione progressiva della cornea che si assottiglia e assume la forma di un cono, con problemi progressivi di miopia e astigmatismo, spesso collegata al fatto di non vedere più bene quale via si debba seguire. Ci si ritrova in una sorta di nebbia mentale, si perde la fiducia in se stessi e l’avvenire ci spaventa. Può dipendere dall’insistenza dei nostri cari che vorrebbero farci seguire una strada mentre aspiriamo a un’altra.

Ecco un esempio: Julien è appassionato di musica ma la sua famiglia non smette di dirgli: «La musica non rende niente!» Dato che è interessato solo alla musica, Julien non vede un futuro per sé. Doveva imparare a smettere di attendere l’approvazione dei suoi cari e concedersi piuttosto il diritto di seguire la strada che aveva voglia di percorrere.

Può darsi che mi sia detto o ripetuto: «Non vedo un futuro in quello che mi interessa»?

La deformazione della cornea può derivare anche dal timore di vivere una situazione che si considera deplorevole (essere grasso, malato o invalido) in uno dei nostri cari. Un esempio: Audrey è un’adolescente. Un giorno che è dalla nonna e che sta gustando dei dolciumi, la madre le dice: «Audrey, guarda quella donna obesa (indicando una vicina che era appena entrata in casa), se non stai attenta un giorno sarai come lei!» Audrey vive nel timore di diventare come quella donna. Più ingrassa e più la sua cornea si deforma.

In quale situazione non mi vorrei mai vedere?

CHERATOSI PILARE:

caratterizzata dallo sviluppo di piccole placche rugose nella parte superiore delle braccia, nelle cosce e nei glutei. Gli orifizi dei follicoli piliferi sono dilatati da tappi duri di cheratina. I peli interessati possono crescere deformati o non crescere più. Questa patologia colpisce soprattutto i bambini, gli adolescenti e le persone sovrappeso.

Cerco di proteggermi dalle persone che potrebbero facilmente ferirmi?

CHERATOSI SENILE:

proliferazione cutanea rugosa che si presenta con macchie rosate squamose o con piccole proliferazioni verrucose di colore rosso o marrone sulle zone del corpo esposte al sole. Dopo molti anni può evolvere in un tumore della pelle. Vedi Tumore della pelle alla voce Pelle.

Ho subito molte offese?

CIFOSI:

curvatura convessa posteriore della colonna vertebrale, fisiologica nella zona dorsale, patologica quando è troppo accentuata. Può derivare da una malformazione congenita o in seguito ad alcune malattie, come la tubercolosi vertebrale (morbo di Pott), una spondiloartrite, un disturbo dell’ossificazione o una frattura della colonna stessa. Le persone che ne soffrono possono avere la sensazione che la vita sia un fardello pesante da portare, sentirsi schiacciate da un peso (autorità, responsabilità ecc.) o credere di non essere capaci di far fronte alle difficoltà che incontrano.

Ho la sensazione di avere un peso da portare, che la vita sia difficile?

Mi sento forse schiacciato sotto il peso delle responsabilità o da una persona che ha autorità su di me?

CIGLIA:

proteggono l’occhio dalla polvere e dalla luce diretta, oltre a costituire un elemento di bellezza.

Caduta delle ciglia o madarosi: accompagna spesso problemi di calvizie.

Mi sento forse senza protezione di fronte a ciò che devo affrontare?

Strapparsi le ciglia e le sopracciglia: 

Mi sento forse assalito dalle mie preoccupazioni e impaziente perché mi trovo in una situazione in cui non posso fare niente?

Ho la sensazione che il tempo non passi abbastanza in fretta?

CINETOSI:

il mal di viaggio può riguardare l’automobile, l’autobus, la nave, l’aereo o anche il treno.

Mal d’auto: i problemi in automobile o in autobus (o pullman) riguardano in modo particolare le persone che si sentono sicure solo quando hanno il controllo di ciò che vedono. Se in auto sono sedute sui sedili posteriori e non possono vedere bene la strada si sentono a disagio, ma se sono davanti o sono loro a guidare stanno bene. Il mal d’auto può anche essere legato a episodi emotivi vissuti in auto, per esempio: i genitori che litigano, la vista di un incidente con feriti o morti stesi sulla strada.

Cos’è che mi rende insicuro?

Ho paura dell’ignoto o della morte?

Ho paura di avere un incidente?

Mal di mare: lasciare un porto per alcune persone può equivalere ad abbandonare i legami che costituiscono i loro riferimenti. Ciò può creare un disequilibrio dei liquidi nell’orecchio interno e provocare vertigini, nausea, sudori e vomito. Inoltre, in mare a un certo punto può capitare di non vedere altro che acqua attorno a sé. Questa grande distesa può condurre a un senso di vuoto che rappresenta l’ignoto e la morte. Per questo motivo per evitare il mal di mare si consiglia di mantenere lo sguardo sulla linea dell’orizzonte, che diventa allora il punto di riferimento e può bastare a ristabilire l’equilibrio dell’orecchio interno. Se non si può stare sul ponte a guardare l’orizzonte, si può cercare sulla nave una persona o un luogo che rappresenteranno il punto di riferimento durante il viaggio.

Parlavo una volta con mia figlia del mal di mare quando suo padre ci disse: «Ho avuto mal di mare solo una volta in vita mia, ed è stato quando ho preso la nave per il Brasile». Sul momento ne fui molto sorpresa. Non potevo dimenticare il giorno in cui avevamo preso la nave da Madera a Porto Santo. La maggior parte delle persone a bordo soffriva di mal di mare, mentre lui non ne era per niente infastidito. Poi compresi. Quando era partito per il Brasile, aveva lasciato il suo Paese per emigrare in America. Si lasciava alle spalle la famiglia, gli amici e una parte della sua vita, che rappresentavano i suoi riferimenti, mentre in seguito, quando saliva su una nave, era sempre per andare in vacanza e non lasciava legami dietro di sé.

Ho paura di perdere i miei legami (affettivi o economici) o i miei riferimenti (i miei cari, la mia casa o il luogo in cui vivo)?

Ho paura di trovarmi di fronte a un vuoto, un nulla o forse di morire?

Mal d’aereo: il mal d’aereo per alcuni è simile a una forma di claustrofobia. L’idea di essere rinchiusi in questo grande uccello di metallo per loro è insopportabile. Per altri sono le turbolenze a creare il disagio. Tuttavia, in un caso come nell’altro, si ritrova la paura di non avere il controllo e di morire. Vedi anche Claustrofobia alla voce Fobia.

Per superarlo bisogna prendere coscienza della paura dentro di sé e munirsi dei mezzi per vincerla. Per esempio, si può affrontare un viaggio di breve durata in un grande apparecchio (per una maggiore stabilità) accompagnati da una persona in cui si ha fiducia.

Ho paura di non avere più il controllo della situazione o di morire?

CIPOLLA:vedi Alluce valgo.

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CIRCOLAZIONE SANGUIGNA:

svolge la funzione di distribuzione dell’ossigeno e degli elementi nutritivi ai tessuti e di eliminazione dell’anidride carbonica (CO2), nonché delle sostanze di rifiuto del metabolismo cellulare. L’apparato cardiovascolare rappresenta gli scambi con il nostro ambiente, ovvero tra ciò che riceviamo e ciò che siamo capaci di lasciar andare. Se ci troviamo bene, sentendo di ricevere quello che ci serve per vivere e lasciando andare quello che non ci è favorevole (per esempio le emozioni negative), il sistema circolatorio funzionerà alla perfezione. I problemi sorgono quando ci sono sentimenti di frustrazione per quello che ci aspettiamo dagli altri o quando si tende a trattenere rimpianti, delusioni, rancori, che impediscono alla vita (il sangue) di circolare gioiosamente in noi. Vedi Arterie, Capillari, Ipotensione e Vene.

Cattiva circolazione sanguigna: 

Provo delusione o frustrazione per quello che mi aspetto dalle persone a cui tengo o dalla persona che amo?

Ho la tendenza a ricordare l’aspetto negativo delle mie esperienze con gli altri?

Ho difficoltà a superare le ferite di cui ho sofferto con le persone che amo?

CIRROSI EPATICA:vedi Fegato.

CISTE:

cavità anomala che si forma in un tessuto o in un organo e il cui contenuto può essere liquido, semi-liquido o composto da sostanze organiche. Esiste una grande varietà di cisti a seconda dell’organo o del tessuto interessato. Ecco qualche esempio:

Ciste sebacea o ciste epidermoide: chiamata anche ciste epiteliale o infundibolare, si presenta sotto forma di un piccolo tumore intradermico o sottocutaneo che si sviluppa lentamente su viso, collo, schiena, braccia, mani, gambe, scroto ecc. Può esprimere un desiderio inconscio di essere toccati.

Ciste sebacea alla testa o alle cervicali: 

Ho la sensazione che non si ascoltino le mie idee?

Ho bisogno dell’approvazione degli altri per i miei progetti?

Ciste sebacea al collo: 

È possibile che non voglia fare i conti con questo bisogno affettivo di cui sento la mancanza?

Un uomo era sposato con una donna che non provava desiderio fisico nei suoi confronti. Questo non gli andava bene, ma per non perderla preferiva non considerare questo aspetto. Più il tempo passava e più la ciste aumentava di volume.

Ciste sebacea alle braccia: 

Ho bisogno di maggiore affetto da uno dei miei cari?

Ho bisogno di essere abbracciato di più?

Ciste sebacea alla schiena: 

Ho bisogno di maggior sostegno da parte del mio ambiente nelle responsabilità che mi assumo?

Ciste sebacea al polso: 

Ho bisogno di maggiore comprensione da parte dei miei cari in ciò che faccio?

Ho bisogno di sentirmi accettato nelle mie difficoltà manuali o nella mia invalidità?

Ciste sebacea alla mano: 

È possibile che mi senta solo, lasciato a me stesso in ciò che devo intraprendere o in ciò che faccio?

Ho bisogno di maggior sostegno e incoraggiamento in rapporto a quello che faccio?

Alice ha sviluppato una ciste epidermoide alla mano destra, apparsa dopo che aveva iniziato a occuparsi dell’animazione di serate d’informazione. Avrebbe avuto bisogno di incoraggiamento, dato che non era certa di sapersela cavare.

Ciste sebacea alla gamba: 

Ho bisogno dell’approvazione degli altri per andare avanti?

Ciste sebacea al piede: 

Ho bisogno dell’incoraggiamento dei miei cari per osare abbandonare ciò che rappresenta la mia sicurezza?

Lucia aveva delle cisti sebacee a entrambi i piedi. Sognava di lasciare il suo impiego per mettersi in proprio, ma non si sentiva abbastanza fiduciosa per abbandonare ciò che rappresentava la sua sicurezza.

Ciste sebacea allo scroto: vedi Testicoli.

Ciste idatidea del fegato: vedi Fegato.

Ciste mucoide o sinoviale: piccola formazione tumorale arrotondata, mobile, indolore, che si sviluppa all’estremità delle articolazioni. Si incontra soprattutto sul lato dorsale del polso, ma può anche trovarsi sulla faccia posteriore del ginocchio o nella parte dorsale del piede. Può essere causata da un’ernia del rivestimento sinoviale della capsula articolare (ciste sinoviale) o da una degenerazione del tessuto connettivo periarticolare (ciste mucoide).

Sul lato dorsale dei polsi: 

Ho bisogno di sentirmi accettato con il mio handicap manuale?

Sul lato dorsale dei piedi: 

Ho bisogno di sostegno e di incoraggiamenti per avanzare verso ciò a cui aspiro?

Ciste ossea: cavità ovoidale riempita di liquido che si scava nella metafisi delle ossa lunghe, più spesso nel femore.

È possibile che non mi senta incoraggiato ad avanzare verso ciò che mi aspetta e che la cosa sia fonte di dispiacere per me?

Ciste ovarica: vedi Ovaie.

Ciste pilonidale o sacro coccigea:  infezione dei follicoli piliferi a livello del muscolo ischiococcigeo. Proviene dalla sensazione di essere divisi tra due scelte. Può essere tra quella di consacrarsi al proprio lavoro o al proprio partner.

Mi sento forse diviso nei miei bisogni, nelle mie scelte o desideri?

Ciste renale: sacca riempita di liquido all’interno del rene. Sono proliferazioni cellulari che, solidificando, diventano parte del tessuto del rene. Partecipano alla riparazione dei reni danneggiati, sia durante lo stato fetale sia nel corso della vita della persona. Ci si può chiedere se, allo stadio fetale, il bambino non abbia vissuto un grande spavento, oppure in seguito, nel corso della sua esistenza.

Ho spesso la tendenza a sentirmi in ansia, ad aver paura di quello che potrebbe succedermi o di quello che potrebbe succedere in senso generale?

Ciste al seno: vedi Seno.

Ciste tendinea: i tendini rappresentano ciò che unisce o lega. Una ciste tendinea può essere in relazione al bisogno di liberarsi da ciò che non ci va più bene. Può trattarsi di una scuola, di un lavoro o di una relazione famigliare.

Qual è la situazione da cui mi augurerei di potermi liberare?

Ciste tiroidea: può venire dalla tristezza di non poter esprimere i propri desideri perché l’altro o gli altri non ci ascoltano.

Mi sono sentito impotente a esistere in ciò che penso, che dico o in ciò che ha importanza per me?

Ho la tendenza a voler compiacere tutti a scapito dei miei bisogni?

CISTITE:vedi Vescica.

CISTOCELE:

discesa della vescica nella vagina (colpocele anteriore), che può dar luogo a un prolasso vaginale. Colpisce le donne soprattutto dopo la menopausa ed è sovente accompagnato da un colpocele, ossia dal cedimento della volta vaginale e talvolta da un prolasso dell’utero (discesa totale dell’utero nella vagina). È solitamente in relazione al desiderio inconscio di non avere più rapporti sessuali.

Può darsi che abbia voluto mettere fine ai rapporti sessuali con il mio partner?

CLAUSTROFOBIA: vedi Fobia.

CLAVICOLA:

osso lungo a forma di S allungata, che costituisce la parte anteriore della cintura scapolare.

Dolore alla clavicola: può essere legato alla sensazione di subire raccomandazioni a cui ci si deve sottomettere e che impediscono di esprimere i nostri bisogni e sentimenti.

Mi sento dominato o schiacciato dagli ordini, dalle idee o dalle aspettative degli altri?

Ho la sensazione di essere davanti a un muro visto che l’altro mi impone le sue idee senza ascoltare le mie?

Frattura alla clavicola:

Ho provato un senso di ribellione verso una persona che mi impone di continuo le sue esigenze?

CLOASMA o MELASMA:

insieme di chiazze irregolari di colore bruno chiaro che appaiono generalmente sul viso, presenti in alcune patologie ma in modo particolare durante la gravidanza, da cui il nome «macchie da gravidanza». Le macchie brunastre sono spesso legate a un sentimento di vergogna o di umiliazione.

Durante la gravidanza ho vissuto una situazione in cui mi sono sentita umiliata o di cui ho provato vergogna?

In passato il disturbo era più frequente a causa dei pregiudizi nei confronti delle ragazze madri, che le spingevano a provare vergogna per essersi sposate incinte o non essere sposate.

COCCIGE:

costituito dalle vertebre coccigee, rappresenta la nostra sopravvivenza. Un dolore, una ferita o un incidente al coccige è spesso il sintomo di un grande stato di ansia per i propri bisogni fondamentali (cibo, alloggio ecc.).

Sono preoccupato per la mia sopravvivenza o per quella dei miei figli?

Ho paura di non poter provvedere ai miei bisogni fondamentali se lascio il mio impiego o mio marito?

Frattura del coccige in un bambino: il bambino ha forse temuto per la propria sopravvivenza? Per esempio, nel caso sia stato testimone di una scena nella quale sua madre abbia detto: «Ma come faccio a nutrire i bambini con quello che mi passi?» Nei bambini un dolore al coccige può essere confuso con un dolore alla zona del sacro. Per esempio, in un bambino il dolore al sacro può essere legato a una disistima sul piano sessuale, perché confronta il suo piccolo pene con quello del padre o di altri bambini più sviluppati di lui.

COLEDOCO o VIE BILIARI:

è la parte finale della via biliare principale, costituita dall’unione del dotto epatico (fegato) e di quello cistico (vescichetta biliare). È interessante notare che troviamo il prefisso «col-» nei termini colecistite, colestasi o colesterolo che riguardano le vie biliari, e chiamiamo «coleretiche» le sostanze che stimolano la secrezione biliare. C’è forse un denominatore comune? Di fatto questi termini hanno tutti in comune la radice «col», come nella parola «collera». I problemi alle vie biliari sono quasi sempre legati a collera mista a rancore.

Colecistite: infiammazione della vescichetta biliare (chiamata anche colecisti o cistifellea) che causa dolori addominali intensi. Se ne distinguono due tipi, acuta e cronica, e nella maggior parte dei casi è determinata dall’ostruzione di un calcolo (vedi Calcoli biliari alla voce Calcoli) nelle vie biliari. La bile rimasta prigioniera nella cistifellea si concentra e ristagna, provocandone un’irritazione delle pareti. Il corpo cerca di riparare i tessuti ricorrendo ai batteri per eliminare le cellule danneggiate. L’aumento di attività del sistema parasimpatico in questa parte dell’organismo può creare disagio e dolore. La colecistite è legata alla collera e al risentimento.

Colecistite acuta: corrisponde a una crisi, spesso chiamata «crisi di fegato». Esprime un «troppo pieno» di emozioni, un insieme di paura, collera e risentimento che una persona o una situazione hanno risvegliato.

Prima che mi venisse questa crisi, mi sono arrabbiato perché non mi sono sentito compreso o rispettato nelle mie richieste?

Per il suo modo di agire, una persona mi ha forse ricordato uno dei miei famigliari che ho odiato per anni per il male che mi ha fatto o che ha fatto subire a coloro che amavo?

Colecistite cronica: questa patologia passa spesso inosservata a lungo fino a che non si manifesta in forma acuta. È legata a un risentimento o a un rancore nutriti per anni.

C’è una persona del mio ambiente verso la quale nutro un forte rancore che può spingermi a dire o a pensare: «Quello per me può anche crepare, non me ne importa niente!»?

Colestasi:  ristagno di bile nei piccoli canali biliari all’interno del fegato, che causa un particolare tipo di ittero o di alterazione del fegato.

Continuo a nutrire una collera della quale non riesco a liberarmi?

Carcinoma colangiocellulare: massa tumorale che si sviluppa a partire dai piccoli dotti biliari intraepatici. Dipende spesso da un sentimento di collera nei confronti di uno dei nostri cari legato a un sentimento di ingiustizia e incomprensione. Per guarirne è importante liberarsi dalla rabbia e dire alla o alle persone verso cui nutriamo questo sentimento ciò che si è provato di fronte alla loro chiusura o ai loro giudizi nei nostri riguardi. Vedi anche Carcinoma.

Ho vissuto una situazione in cui mi sono sentito giudicato e incompreso da una persona per me molto importante?

Nutro rancore verso uno dei miei cari?

COLERA:

infezione acuta dell’intestino tenue provocata da un microorganismo chiamato «vibrione del colera», caratterizzata da forti diarree che possono condurre a una disidratazione rapida e mortale.

Che cosa ho vissuto prima di contrarre questa infezione?

Rifiutavo con forza e collera una particolare situazione?

Può trattarsi della cattiveria di una persona, dell’insalubrità del luogo in cui si vive o della distruzione (per esempio, per un terremoto) che sta intorno a una persona, al suo mondo, alla sua vita.

COLESTEROLO:

elemento lipidico indispensabile alle nostre cellule in quanto componente fondamentale delle membrane cellulari. Prende parte alla produzione degli ormoni steroidei, dei sali biliari, così come al trasporto dei grassi della circolazione sanguigna verso tutti i tessuti dell’organismo. La maggior parte del colesterolo nel sangue viene dal fegato, che lo produce attraverso una grande varietà di alimenti. Una parte passa nel sangue (colesterolemia), un’altra viene eliminata con la bile. Il colesterolo ha inoltre un ruolo importante nella protezione del rivestimento interno dei vasi sanguigni.

Molte persone con un elevato tasso di colesterolo dicono «ho il colesterolo», ritenendo che non sia sano produrne. Quello che non è sano è invece il produrne in eccesso, dato che il surplus può favorire la formazione delle placche ateromatose che, a loro volta, possono condurre all’arteriosclerosi. La sovrapproduzione può dipendere da un’alimentazione troppo ricca di grassi animali, di lipoproteine a bassa densità (LDL), o essere legata a forti tensioni emotive, che a loro volta provocano l’ipertensione arteriosa. Il sangue che circola troppo rapidamente rovina le pareti delle arterie, danneggiandole. Il cervello interviene allo scopo di ripararle, sollecitando un aumento della quantità di colesterolo prodotto dal fegato che va a riparare i danni. Se le tensioni (esterne o interne) sono troppo frequenti, il processo di riparazione viene continuamente sollecitato, con il risultato di creare depositi di colesterolo che contribuiscono alla formazione di placche ateromatose. Vedi Aterosclerosi alla voce Arteriosclerosi.

Modificando l’ alimentazione, diminuendo la quantità di carne o di grasso animale della dieta e imparando a liberare le proprie emozioni, il corpo produrrà lipoproteine ad alta densità (HDL) che proteggeranno i vasi sanguigni.

Ho un’alimentazione ricca di carne?

I pensieri di cui mi nutro sono ad alta frequenza vibratoria (pensieri di pace, di amore, di fiducia) o invece a bassa frequenza (preoccupazioni, paura, collera, rancore o rimpianti)?

COLICHE INTESTINALI:

dolori di intensità progressiva causati da contrazioni. Sono il prodotto di stress e tensioni che creiamo per compiacere gli altri o per timore di dispiacere i propri cari o il datore di lavoro. Possono anche dipendere da patologie legate alla digestione, ginecologiche, urologiche o indicare la presenza di aderenze.

Che cosa mi fa vivere l’attuale stato di tensione?

Le mie coliche dipendono forse da una patologia che dovrei indagare?

In un bebè: è interessante notare che i bambini allattati al seno raramente soffrono di coliche, che sono invece più frequenti in quelli nutriti artificialmente. Si è attribuita buona parte della colpa all’aria contenuta nel biberon, cosicché sono stati fabbricati e commercializzati biberon da cui essa può essere tolta. Malgrado ciò, alcuni neonati continuano ad avere le coliche. Non sarà forse che il contatto della pelle del bebè con la madre ha l’effetto di rassicurarlo? Il contatto pelle a pelle è molto importante per il nascituro. C’è anche un altro fattore da non trascurare: qualsiasi persona vicina alla mamma può dare il biberon, mentre solo lei può dare il seno. Inoltre i bebè di madri ansiose hanno spesso coliche perché ne avvertono il nervosismo, e questo può trasmettere loro un senso di insicurezza.

Il mio bebè prova forse un senso di insicurezza?

In un bambino: hanno a che fare con la paura della reazione di uno dei genitori: che possa arrabbiarsi, sgridare il bambino o punirlo.

COLITE:

infiammazione della mucosa del colon. Può essere acuta o cronica.

Colite acuta:

Sono stato profondamente ferito dall’atteggiamento di una persona a cui voglio bene?

Colite cronica:

In un bambino:

Può essere legata al timore della reazione di uno dei genitori, ciò che porta il bambino a vivere nella paura di non fare la cosa giusta, di non farla abbastanza bene o di venire sgridato.

In un adulto:

Questo tipo di colite può degenerare nella forma ulcerosa o in rettocolite emorragica. Il genitore in questo caso può essere sostituito dalla figura del datore di lavoro, da quella della propria clientela o del proprio pubblico (per esempio se si è cantanti o attori).

Esigo da me stesso costantemente la quasi-perfezione, per essere certo di non essere rifiutato?

Ho paura di uno dei miei genitori?

Ho ancora paura di una figura che rappresenta l’autorità?

COLITE ULCEROSA:soventeriguarda una scelta da fare tra ciò che si desidera e ciò che i nostri cari si aspettano da noi. Scegliere quello che si vuole fare può equivalere a causare dispiacere o a perdere il loro amore, mentre optare per quello che loro desiderano per noi può equivalere a perdere se stessi. La scelta può apparire impossibile, da cui la sensazione di sentirsi dilaniati tra le due alternative.

Mi sento forse dilaniato dalla decisione che devo prendere?

Ho vissuto una situazione che è stata per me una vera e propria lacerazione?

COLLO:vedi Vertebre cervicali alla voce Schiena.

COLLO DELL’UTERO:vedi Utero.

COLON:

è chiamato anche intestino crasso e il suo compito principale è quello di assorbire l’acqua e i sali minerali delle sostanze che gli pervengono e di ammassare quelle non digeribili in modo da espellerle sotto forma di escrementi, chiamati anche feci o deiezioni. Vedi Colite, Costipazione, Diarrea, Diverticolite, Polipi… Vedi anche Intestino.

Colon irritabile: sindrome da colonpatia spastica in cui si hanno dolori addominali e disturbi di transito intestinale (costipazione, diarrea o ambedue, in alternanza).

Mi trovo confrontato con una persona o una situazione che mi crea insicurezza?

Se accompagnato da costipazione:

Ho paura di creare dispiacere, se non dico o faccio ciò che ci si aspetta da me?

Se accompagnato da diarrea:

Provo un sentimento di rifiuto verso la persona che esercita un controllo su di me o che mi tiene nel timore di essere rifiutato se non rispondo alle sue attese?

Tumore del colon: colpisce la mucosa intestinale o alcune parti dell’intestino crasso, come il retto. Ciò che ci tocca profondamente e che riguarda le nostre relazioni con gli altri colpisce la mucosa. Inoltre, il colon è posto a livello del plesso solare, che corrisponde al centro emozionale. Si può vivere con una paura viscerale (dei visceri, appunto) di mancare del necessario, aver paura di perdere l’amore dei nostri cari se non rispondiamo alle loro aspettative.

Ho provato forti emozioni nelle relazioni con i miei cari (bambini, ex partner, suoceri, amici ecc.)?

Mi sono forse sentito incastrato sul piano affettivo tra persone che amo (tra mio padre e mia madre, tra il mio nuovo partner e i miei bambini, tra mia moglie e la mia famiglia ecc.)?

Sono in uno stato di continua ansia per la mia situazione economica?

Mi sono forse sentito macchiato, denigrato o infangato?

Un uomo che aveva avuto un cancro al colon diceva, parlando della suocera: «Mi sveglio odiandola!» Un altro, che aveva ugualmente sviluppato questa patologia, mi raccontò quello che sua madre gli aveva detto a proposito della sua nascita. Il parto era stato difficile e l’espulsione ancora di più: l’ostetrico aveva usato il forcipe. La madre non voleva, ma il medico le aveva detto: «Se non lo tiro fuori, le marcirà nella pancia». L’uomo aggiunse: «Non ho mai capito perché ho sempre avuto paura di marcire dentro, finché mia madre non mi ha raccontato questo episodio della mia nascita».

Colotomia: ablazione chirurgica di tutto o di una parte del colon (intestino crasso). Viene praticata in modo parziale in caso di diverticolite severa o recidiva (vedi Diverticolite) o per togliere un tumore maligno, per esempio un polipo. In caso di colotomia parziale, si taglia la parte malata e si ricongiungono le parti sezionate. La colotomia totale viene a volte praticata in caso di rettocolite ulcerosa (vedi la voce corrispondente).

Chanel è figlia unica. Fin da piccola sente sua mamma ripeterle che probabilmente lascerà suo padre. Siccome lo ama molto, non vuole che i genitori si separino. Si convince che il suo amore basterà a tenerli insieme. In tal modo però si sente stretta tra i due nelle loro liti. La sua posizione diventa insostenibile, le viene un primo polipo che le viene tolto chirurgicamente. Sentendosi ancora più incastrata nella relazione con i genitori, sviluppa un secondo polipo dieci mesi dopo, nello stesso posto, ma questa volta è maligno. L’intervento prevede perciò una colotomia e la chemioterapia. Fino a questo intervento non aveva mai visto il nesso tra i polipi e la sua situazione famigliare. Dopo averne ricercato la causa, mi disse: «Per me, il colon assomiglia a un cordone ombelicale. È il cordone con i miei genitori che ero incapace di tagliare, ho avuto bisogno di un aiuto esterno per farcela».Ridiede ai genitori la responsabilità della loro felicità, lasciandoli liberi di divorziare o di restare insieme. Non ebbe più polipi.

Ho voluto forse tagliare il cordone ombelicale con i miei genitori o un rapporto che mi legava a una persona senza che io vedessi il perché?

Ho forse vissuto una brutta situazione?

Colostomia: intervento chirurgico che, in seguito a una colotomia, è finalizzato a creare un’apertura nella parete addominale per inserire un ano artificiale. La colostomia è praticata quando il retto o l’ano non possono più svolgere le loro funzioni.

Ho provato forti emozioni per l’esito di un progetto o di una situazione?

Ho la sensazione di aver subito una cattiveria o qualcosa di ignobile da uno dei miei cari?

Parassitosi intestinale: vedi Parassiti intestinali.

COLONNA VERTEBRALE:vedi Schiena.

COMA:

stato di incoscienza profonda e di assenza di reazioni. Può essere la conseguenza di un trauma cranico, di un tumore, di un ascesso cerebrale o di un’emorragia cerebrale.

Il coma provocato da un incidente può essere legato a un forte senso di colpa, a causa del quale non ci si concede più il diritto di vivere (vedi Incidente). Come conseguenza di un tentativo di suicidio può dipendere dal desiderio di fuggire da una sofferenza che non si riesce più a sopportare. Quando, infine, è causato da un’emorragia cerebrale, può essere legato al desiderio di porre fine a una grande tristezza per non aver vissuto la propria vita, l’amore, i propri sogni.

Prima di entrare in coma:

Ho provato un forte senso di colpa?

Ho voluto fuggire da una situazione che trovavo troppo difficile da vivere e per la quale non vedevo una soluzione?

COMEDONI:

piccoli ammassi di scarti cellulari e di sebo che ostruiscono un follicolo pilosebaceo. Sono presenti soprattutto nelle persone con pelle grassa o sofferenti di acne. Vedi Acne e Pelle.

COMMOZIONE CEREBRALE e FRATTURA DEL CRANIO:

un colpo violento alla testa può provocare una frattura del cranio e causare svenimento o vertigini. Può essere legato a un senso di colpa riguardante il nostro potere decisionale, così come essere conseguenza di una disistima sul piano intellettuale.

Mi sono sentito in colpa di fare solo di testa mia o di aver imposto le mie idee?

Tendo a pensare o a dire che non valgo niente, che non capisco o che non ce la farò?

COMPULSIONE:

spinta irrefrenabile a compiere un’azione (mangiare, bere alcolici, fumare, drogarsi, avere relazioni sessuali, giocare d’azzardo, lavorare, fare shopping, passare le ore ai video giochi ecc.) anche se la si disapprova. Lo si esprime dicendo: «È più forte di me!», «È più forte della mia volontà!»La compulsione mira a nascondere un vuoto o a fuggire uno stato d’animo insostenibile. Per esempio, mentre si gioca, si può essere talmente presi da non provare più il senso di solitudine o di noia. Questo spiega perché col tempo la repressione di questa azione genera stati di angoscia. Vedi Alcolismo e Bulimia.

Qual è il vuoto che cerco di colmare?

Qual è la sofferenza che cerco di far scomparire?

Per anni ho sofferto di un senso di vuoto interiore che ho cercato di riempire a volte con le patatine (mio padre soffriva di alcolismo), a volte facendo solitari, lavorando o viaggiando…

Mi capitava di avere quelle che chiamavo «crisi di noia acuta». In quei momenti mi annoiavo molto, ma senza sapere di chi o di che cosa. Poteva capitarmi quando avevo accanto mio marito. Le crisi sono durate fino a quando ho capito che cosa provocava queste sensazioni. All’inizio pensavo che dipendesse da mio padre, deceduto quando avevo sei anni.

Ci è voluto un grande lavoro su me stessa per scoprire alla fine che ero io la causa della mia noia. Mi ero talmente persa a cercare di essere quello che credevo che gli altri si aspettassero da me da non sapere più chi fossi, quanto valevo e cosa poteva rendermi felice. Così come un neonato dipende dalla poppata della madre, io dipendevo dall’attenzione degli altri. Ed è stato guarendo dalla ferita legata all’abbandono (vedi Tumore) e tornando verso ciò che sono veramente, che amo incondizionatamente, che ho ritrovato me stessa e che non ho più avvertito il senso di vuoto che mi ha accompagnato per tanti anni.

Il miglior modo per liberarsi da una compulsione nefasta per la salute consiste nel riempire il vuoto che si prova attraverso un’attività che riesca a suscitare in noi un grande entusiasmo o una passione salutare.

CONDILOMA:

è un piccolo tumore benigno, arrotondato, presente nelle mucose e in modo particolare intorno al bordo degli orifizi naturali (vulva, ano). È sovente legato a un senso di colpa riguardo la sessualità. Può anche esprimere rabbia nei confronti di uomini che abusano sessualmente dei più deboli. Vedi anche Vagina.

Provo forse un senso di colpa o un senso di rabbia nei confronti dell’atto sessuale?

CONDROPATIE:

patologie che comportano un assottigliamento e un indebolimento della cartilagine, più spesso quella della rotula. Le cartilagini sono come ammortizzatori. Più un’automobile prende colpi, più chiede aiuto ai suoi ammortizzatori: lo stesso succede per il corpo.

→In una persona che pratica sport:

Mi impongo lunghe ore di allenamento?

→In una persona che non pratica sport:

Tendo a sopportare le dimenticanze e le mancanze di rispetto dei miei cari nei miei riguardi per non turbare l’armonia famigliare?

Condropatie delle ginocchia: patologie dovute all’usura delle cartilagini delle ginocchia. Forti dolori si avvertono talvolta scendendo o salendo le scale.

Che cosa mi sono imposto e ho subito per essere gradito, per evitare conflitti o per essere amato?

CONDROSARCOMA:

rigonfiamento di un tessuto cartilagineo (costituito da cellule della cartilagine) e di tessuti embrionali. Può essere primitivo, ovvero formato dalla degenerazione di un condroma (piccolo rigonfiamento cartilagineo). Colpisce soprattutto il torace e le costole (vedi Sarcoma). Un condrosarcoma può trarre origine da un incidente in cui la cartilagine di una costola è stata urtata o fratturata.

Ho subito un colpo o un grande shock?

Mi sono forse sentito in colpa per il fatto di abbandonare coloro che contavano su di me?

CONGESTIONE DELLE VIE RESPIRATORIE:vedi Raffreddore.

CONGIUNTIVITE o INFEZIONE DELL’OCCHIO:

è l’infiammazione delle membrane che rivestono la parte esterna dell’occhio e quella interna delle palpebre. Questa patologia è legata a emozioni dovute a ciò che si vede. Può trattarsi di tristezza unita a un sentimento di impotenza nell’assistere alla sofferenza di uno dei propri cari senza poter fare niente. Può anche esprimere rabbia rispetto a ciò che si è visto, oppure si può avercela con noi stessi per non riuscire a vederci chiaro in una situazione che stiamo vivendo o in una posizione che dovremmo prendere.

Ho difficoltà ad accettare ciò che vedo o quello che non vedo più?

Sono arrabbiato con me stesso per non essere in grado di vederci chiaro in ciò che sto vivendo o che devo fare?

CONTUSIONE: vedi Ecchimosi.

CONVULSIONI:

movimenti involontari e a scatti degli arti, del viso e degli occhi. Le crisi convulsive sono solitamente associate all’epilessia (vedi la voce corrispondente) ma possono essere anche conseguenza di un’intossicazione da farmaci, di un violento shock, concomitanti a una forte febbre – convulsioni ipertermiche – o a disturbi metabolici – ipoglicemia. Le convulsioni sono la conseguenza di una sovrastimolazione del sistema simpatico, seguita da un brusco rilassamento muscolare dopo una tensione eccessiva o un sovravoltaggio cerebrale.

La sovrattivazione del sistema neurovegetativo (Simpatico e Parasimpatico) può provenire da un’emozione molto forte, da una eccessiva richiesta di adattamento a una sostanza estranea (germi, farmaci) o da un eccessivo squilibrio (ipoglicemia, ipocalcemia, iper o ipotermia…) dell’organismo. Vedi anche Shock anafilattico ed Epilessia.

Ho vissuto una situazione che può aver sollecitato il mio organismo oltre le sue forze?

CORDE VOCALI:

le corde vocali sono due e formano una piccola sporgenza sulla parete laterale della laringe. Rappresentano la capacità di esprimersi.

Disfonia: modificazione del timbro in cui la voce è roca o rotta.

Voce roca o rotta: può dipendere da un evento traumatico a seguito del quale nella memoria emozionale è stato registrato: parlare = pericolo.

Per anni ho avuto la voce roca senza spiegarmene la ragione. Spesso mi veniva chiesto se ero raffreddata. Me ne sono liberata quando ho potuto stabilire il rapporto con un episodio vissuto all’età di sette anni. Mio padre era deceduto. Mia madre, per farsi aiutare nel compito di educatrice, aveva attribuito a mio fratello maggiore il ruolo di padre. Ahimè, mio fratello di diciassette anni non aveva la maturità per assumersi questo ruolo e noi non l’accettavamo. Un giorno che eravamo a tavola mia sorella maggiore gli disse qualcosa. Lui la prese molto male e per la rabbia le lanciò in pieno viso il suo bicchiere. Schizzò sangue, mia madre si mise a gridare e io rimasi raggelata da questa scena drammatica. A mia insaputa avevo registrato nella memoria emozionale «parlare = pericolo». Finché ho vissuto con mio fratello, ho continuato ad avere tonsilliti, al punto da dovermi far operare. Le infiammazioni alla gola sono cessate improvvisamente appena se ne è andato di casa. Tuttavia mi era rimasta una voce roca, che tradiva la paura che ancora avevo di esprimermi. In me c’era però una paura ancora più grande, ovvero che l’altro si arrabbiasse. Anche quando volevo dire qualcosa al mio partner e temevo che la prendesse male, cominciavo la frase dicendo: «Posso dirti una cosa?»Lui in questo modo pensava tra sé: «Se mi chiede il permesso, è perché non mi piacerà!» e assumeva istintivamente un atteggiamento difensivo. Per anni mi sono chiesta che cosa avessi fatto di male per attirare uomini suscettibili, senza rendermi conto che era il mio modo di fare che li spingeva a comportarsi così.

Ho eliminato il problema grazie al lavoro sulla liberazione della memoria emozionale, e cioè andando a ritrovare in quell’episodio, attraverso l’immaginazione, la bambina terrorizzata che ero stata. L’ho rassicurata e l’ho aiutata a esprimere a suo fratello quanta paura di lui aveva avuto.1 In seguito a questo lavoro ho notato che il timbro della voce si è andato schiarendo. Inoltre, quando iniziavo una frase con «Posso dirti una cosa…»capivo che avevo paura della reazione del mio partner e dicevo piuttosto: «Voglio dirti una cosa, ma ho paura che tu la prenda male». Così facendo, il mio partner cercava di rassicurarmi. Sono anni che non ho più la voce roca.

Per me, «parlare» equivale a «pericolo»?

Se sì, a quale episodio può ricondurmi questa equazione?

Voce rauca:

Che cosa ho paura di dire?

Se è accompagnata da grande stanchezza:

Cos’è che mi rende spossato?

Ho la sensazione di condurre una battaglia alla quale non vedo soluzione?

Mancanza di voce o afonia: si manifesta di solito dopo una forte emozione che giunge inaspettata e che ci lascia senza parole.Può essere legata alla paura, alla rabbia, al dolore o anche a una grande gioia. La parola può essere un meccanismo di fuga. Si può parlare di tutto e di niente per occupare la mente e non avvertire l’insicurezza o il dispiacere che si ha dentro. Quando si perde la voce, si è costretti a tacere per ascoltare e sentire quello che succede dentro di sé.

Ho vissuto una forte emozione che mi ha lasciato senza voce?

Può trattarsi di una situazione in cui non si arriva a capire cosa sia successo. Per esempio, una donna sposata da anni torna a casa e trova una lettera sul tavolo di cucina nella quale il marito le dice che non tornerà più, che la sua vita ora è altrove. Per lei è un dolore grandissimo e perde la voce.

Ho represso una forte emozione perché preferivo tacere o perché mi sentivo incapace di esprimere quello che provavo?

Nodulo alle corde vocali: è spesso legato a un misto di collera, tristezza e senso di impotenza rispetto alla possibilità di esprimersi.

Ho represso forti emozioni di dolore e di collera durante una conversazione con uno dei miei cari che mi hanno spinto a pensare o a dire: «Non voglio parlargli mai più!»?

Provo un senso di impotenza rispetto al potermi esprimere?

CORION:

Tessuto connettivo, formato da lamine connettivali o elastiche. Per capire cosa sia il corion, si potrebbe iniziare dicendo che il nostro corpo è rivestito da una pelle esterna, l’epidermide, che sotto l’epidermide si trova il derma, e sotto questo l’ipoderma. Disponiamo anche di una pelle interna che riveste la maggior parte degli organi, basti pensare a quella dentro la bocca. Questo tipo di rivestimento è chiamato mucosa. È presente nella maggior parte delle cavità e dei canali del corpo umano: esofago, stomaco, intestini, fosse nasali, bronchi, dotti genitali e urinari, oltre che nella parte interna delle labbra e delle palpebre. Sotto questa pelle interna si trova un tessuto connettivo denso, costituito da lamine connettivali o elastiche, da cellule e da vasi, che svolge la funzione di sostegno e che viene chiamato corion. Il corion è dunque per la mucosa, quello che il derma è per l’epidermide. Inoltre, possiamo considerare il corion come la prima pelle del nostro corpo, dato che in ostetricia il corion indica un tessuto mesenchimatoso, ovvero un tessuto connettivo giovane, che forma intorno all’embrione un involucro protettivo dotato di moltissimi vasi che permettono gli scambi gassosi e nutritivi fra madre e bambino.

Quando un cancro si sviluppa a livello del corion, si parla di corionepitelioma.

Corionepitelioma o tumore del corion:

Ho sentito incombere una minaccia su uno dei miei organi, sulla mia salute o sulla mia vita?

James aveva ottenuto un impiego molto importante nel Madagascar. Tuttavia, dopo pochi mesi in questo nuovo Paese ebbe un incidente all’occhio destro che richiese tre interventi chirurgici per tentare di rincollare la retina. Vedi Incidente.

James lo ritenne un episodio sfortunato e continuò il suo lavoro in Madagascar. Qualche tempo dopo avvertì un piccolo nodulo nella parte sinistra dell’addome. Consultò il medico che, dopo avergli fatto fare una serie di esami, scoprì che si trattava di un tumore della mucosa intestinale, un corionepitelioma, situato vicino all’anca sinistra. All’epoca in cui James mi scrisse a questo proposito, non avevo ancora compreso il legame esistente tra ciò che stava vivendo e lo sviluppo del tumore. Oggi sarei portata a credere che aveva avuto molta paura di perdere l’occhio destro. Ma per quale motivo il tumore era sorto nell’intestino e non nell’occhio? Perché lo aveva colpito a livello del plesso solare, il centro emozionale. A volte, parlando di questa emozione, si dice: «Aver avuto una paura viscerale di…»

CORONARIE: vedi Cuore.

CORTISOLO o CORTISONE:vedi Ghiandole surrenali.

COSCIA:

parte dell’arto inferiore situata tra l’anca e il ginocchio. Formata dal femore su cui si attaccano diversi muscoli, è irrorata da molti vasi sanguigni, di cui il principale è l’arteria femorale, ed è percorsa dal nervo sciatico e dal nervo crurale. La coscia rappresenta la forza o l’energia per andare avanti. Vedi anche Nervo sciatico.

Strappo dei muscoli ischio-crurali: il muscolo ischio-crurale è uno dei più importanti della coscia.

Ce l’ho con me stesso per non aver avuto il coraggio di lasciare ciò che mi impediva di andare avanti?

Nervo crurale: chiamato anche nervo femorale, percorre la parte anteriore della coscia. I fasci nervosi emergono dalle zone più basse del midollo spinale, scendendo lungo il femore dove si ramificano e si dirigono verso la pelle e i muscoli anteriori della coscia. Il nervo crurale ha la funzione di innervare i muscoli per la contrazione del quadricipite, che permette tra l’altro l’estensione del ginocchio.

Cruralgia o dolore al nervo crurale: 

Ho la sensazione di non godere di ciò che ho?

Provo una certa frustrazione per non poter godere di ciò che è a mia disposizione perché ho un lavoro da finire o degli impegni da rispettare?

Per esempio, abitiamo vicino al mare ma non ci andiamo mai perché troppo impegnati, oppure abbiamo una bella casa ma ci stiamo pochissimo, oppure abbiamo soldi ma non ne approfittiamo per fare ciò di cui abbiamo voglia.

Cruralgia che colpisce l’inguine o la zona genitale: 

Provo un senso di frustrazione per il fatto di dormire accanto alla persona che amo ma di non avere mai rapporti sessuali con lei?

COSTIPAZIONE: è legata al fatto di trattenersi.

– Ci si trattiene perché si è troppo impegnati. Si ritarda il momento di ascoltare il bisogno. Può indicare che stiamo facendo passare gli altri o il nostro lavoro davanti a noi.

– Ci si trattiene per paura di disturbare o per paura di dispiacere. Per esempio, si può pensare: «Se dico questo e a lui non fa piacere, magari si arrabbia o si chiude in sé. Se faccio così e a lui non piace, forse mi critica o mi rimprovera. Se mi comporto nuovamente così, magari mi lascia».

I bambini che soffrono di costipazione spesso temono di dispiacere un genitore o un insegnante esigente. La paura di causare dispiacere è legata direttamente a quella di non essere amati o di venire abbandonati. È per questo motivo che chiediamo a noi stessi di essere perfetti o di rispondere alle attese del nostro ambiente.

Certe donne soffrono di costipazione quando hanno una relazione, ma non quando è finita. Oppure ne soffrono con il partner ma non quando sono in vacanza senza di lui. Queste donne incontrano spesso difficoltà a essere se stesse in una relazione, poiché credono di essere obbligate a corrispondere alle attese del partner.

Allo stesso modo ci si può aggrappare a convinzioni, idee o principi che ci inducono a chiuderci nei confronti di una o più persone del nostro ambiente.

Mi aggrappo a idee, convinzioni, principi, o a un ricordo che mi impedisce di lasciare la presa?

Mi trattengo dall’agire temendo la reazione dell’altro o quello che gli altri possono dire o pensare?

Mi trattengo per il timore di perdere la persona che amo?

Costipazione cronica: può dipendere dal fatto di trattenersi nel provare piacere, di non approfittare appieno della vita. Si può avere questo atteggiamento quando riteniamo che i nostri genitori si siano sacrificati per noi per tutta la vita o se crediamo di aver causato loro problemi o sofferenza.

Annette soffre di costipazione cronica. Mi scrive un po’ disperata perché anche i lassativi non sono più efficaci. Nella sua lunga lettera mi racconta di avere due sorelle malate di distrofia muscolare e che quando era bambina sua madre le ripeteva spesso mentre si stava divertendo con le amiche: «Dovresti vergognarti di pensare a divertirti mentre le tue povere sorelle possono a malapena muoversi!»Quando sua madre le parlava così, Annette si sentiva colpevole di aver avuto piacere stando con gli amici. In seguito aveva imparato a trattenersi nel modo di vivere.

Dovette ritrovare la piccola bambina che viveva in lei (nei suoi ricordi) per dirle che trattenendosi dal vivere non apportava niente alle sorelle, mentre concedendosi il diritto alla vita poteva offrire molto a tutti coloro che le erano vicini, comprese loro che non avevano certo bisogno di avere altra sofferenza intorno.

Mi trattengo dal vivere?

Provo un senso di colpa nei confronti del piacere o un senso di colpa di vivere?

Tendo a vivere più nella speranza di un futuro felice invece di approfittare di ciò che la vita mi offre al presente?

Infine, la costipazione cronica può anche avere come causa il timore di ciò che gli altri possono dire o pensare di noi, ciò che può indurre a trattenersi di continuo per mantenere l’immagine di una persona di buona educazione.

Ho difficoltà a lasciar andare l’immagine di me che voglio dare agli altri?

Per guarire dalla costipazione occorre imparare a lasciare la presa, superare la paura della reazione dell’altro e concedersi il diritto di vivere appieno la propria vita.

COSTOLE:

abbiamo dodici paia di costole, ciascuna attaccata a una vertebra. Dieci sono rigide, tra le quali sette attaccate allo sterno e tre alle costole sottostanti; le due paia restanti sono chiamate «costole fluttuanti». Esse sono l’equivalente di un corsetto che protegge gli organi più vulnerabili e rappresentano il sostegno nei confronti di coloro che proteggiamo.

Contusione alle costole:

Può darsi che non mi sentissi all’altezza di aiutare gli altri?

Prima che io tenessi il mio primo corso di crescita personale, caddi dalle scale nel Centro di Crescita Personale dove seguivo dei corsi di formazione. Ebbi tanto dolore che facevo fatica a muovere il braccio dal lato che avevo battuto. Cercai di comprenderne la causa, poi vidi il nesso con la scala: ero caduta in fondo alle scale. Mi si accese una lampadina: non mi sentivo all’altezza di iniziare il corso. Parlai allora alle mie costole, dissi loro che avevo capito e che avrei fatto del mio meglio. Chiesi aiuto alle mie guide spirituali per affrontare il compito. Dopo aver preso coscienza di questo e aver fatto il lavoro su me stessa, con mio grande stupore potei muovere il braccio.

Frattura di una costola fissa: 

Mi sono sentito in colpa per aver abbandonato coloro che contavano sulla mia presenza o sul mio sostegno?

Jacques ha un’azienda. È un periodo di grande tensione per tutti gli impiegati perché c’è molto lavoro. Ha però promesso ai suoi figli di accompagnarli a Euro Disney. Parte quindi un po’ a malincuore, vedendo il sovraccarico di lavoro che lascia ai dipendenti. Lungo la strada perde il controllo dell’auto. Rimane ferito solo lui e riporta la frattura di due costole fisse. Intraprendendo il viaggio era felice di far piacere ai figli, ma si sentiva colpevole di abbandonare la sua équipe.

Dolore alle costole fluttuanti:

Temo di non essere competente nell’aiuto che potrei dare agli altri?

→ Dolori intercostali: fra le costole sono situati i muscoli intercostali che prendono parte ai movimenti di espansione e contrazione della gabbia toracica durante la respirazione.

Per me vivere è forse uno sforzo continuo?

Ho l’impressione di dover fare molti sforzi per proteggere coloro che amo?

COUPEROSE:vedi Capillari.

CRAMPI:

contrazioni involontarie e dolorose di un muscolo. Sono di conseguenza legati a stati di tensione originati da paura. A seconda della localizzazione, indicano il tipo di tensione che si prova. Per esempio, i crampi alle dita sono sovente associati alla tensione cui ci si sottopone perché tutto sia perfetto fin nei più piccoli dettagli, mentre quelli alle braccia possono dipendere da una tensione eccessiva in ciò che si sta compiendo o che si vorrebbe compiere. I crampi alla testa (contrazioni alle tempie) indicano uno stato mentale di eccessiva tensione causata da troppe preoccupazioni.

Di che cosa ho paura?

Che cosa mi crea tensione in questo momento?

Crampi dello scrittore: riguarda la tensione che si ha per ciò che si scrive.

In uno studente:

Ho paura di errori di ortografia in ciò che scrivo?

Ho paura che quello che scrivo non sia abbastanza buono?

In uno scrittore:

Dubito del valoredi ciò che sto scrivendo?

Ho paura della critica o delle ripercussioni che può suscitare ciò che scrivo?

Crampi del musicista: esprimono la tensione impiegata per suonare correttamente e bene.

Ho paura di sbagliare una nota?

Ho paura di non suonare abbastanza bene?

Cosa ho bisogno di dimostrare a me stesso o agli altri?

Crampi muscolari:

• Crampi del corridore: vedi Polpaccio.

• Crampi dello sportivo: colpiscono soprattutto polpacci e cosce nei corridori, ma possono anche colpire altri muscoli a seconda della disciplina praticata.

Ho paura di non essere abbastanza competitivo?

Cosa ho necessità di dimostrare a me stesso o agli altri?

Crampi addominali: vedi Coliche intestinali.

CRANIO (frattura):vedi Commozione cerebrale.

CRISI:

manifestazione acuta, intensa e violenta che, nella maggior parte dei casi, è una soluzione biologica dell’organismo per andare verso la guarigione. Per esempio:

Crisi sudorale: intense sudorazioni che richiedono molti cambi di abito e che sono frequenti dopo un intervento chirurgico. Servono a liberare l’organismo dalle tossine dei farmaci.

Crisi urinaria: si manifesta attraverso l’emissione di molti litri di urina e indica spesso l’evoluzione favorevole di un’infezione virale, come per esempio l’epatite.

CRISI (di origine emotiva):la crisi di tipo emotivo sopraggiunge quando la persona è preda di forti emozioni continue da cui non sa come liberarsi.

Questo tipo di crisi corrisponde a quello che possiamo chiamare un «troppo pieno» emotivo, che si esprime con le parole «non ne posso più». Ecco qualche esempio:

Crisi d’angoscia: vedi Angoscia.

Non ne posso più di avere tanta paura… Fate qualcosa, tiratemi fuori da ciò che mi terrorizza.

Crisi d’appendicite: vedi Appendicite.

Non ne posso più di subire le vostre imposizioni, le vostre aspettative nei miei confronti.

Crisi di angina pectoris o crisi di cuore o cardiaca (senza essere un infarto):  vedi Cuore.

Non ne posso più di vivere nel timore di perdere ciò a cui tengo.

Crisi di epilessia: vedi Epilessia.

Non ne posso più di aver paura e di essere incapace di intervenire per cambiare le cose.

Crisi di fegato:  vedi Coliche epatiche alla voce Fegato.

Non ne posso più di essere così poco capito, giudicato o criticato.

Crisi di gotta: vedi Artrite gottosa.

Non ne posso più che abbiate così poca considerazione per me!

Non ne posso più del fatto che mi manchiate di rispetto lavorando male o non prendendovi cura delle cose che vi metto a disposizione!

Crisi isterica:  vedi la voce corrispondente.

Non ne posso più del fatto che non mi sentano, che non mi capiscano.

CRISI DI TETANIA o DI SPASMOFILIA:

spasmi e contrazioni muscolari accompagnati da difficoltà respiratorie. La crisi di spasmofilia è ciò che si può chiamare un ritorno dell’onda di shock: una situazione, una storia che ci viene raccontata, un film o il modo di fare di una persona riportano alla superficie un ricordo custodito nella memoria emozionale. La conseguenza è una forte tensione interiore. La crisi di spasmofilia viene innescata dal cervello allo scopo di liberare la tensione eccessiva.

Prima che mi venisse questa crisi, c’è stata una situazione, una storia, un film o il comportamento di una persona che mi avrebbe potuto far reagire così intensamente?

Se sì, questa situazione, questo film o questa storia possono ricordarmi una situazione passata in cui ho avuto molta paura e sono rimasto come «tetanizzato» perché mi sentivo incapace di agire?

Per esempio, una persona che avrebbe voluto gridare, ma che per la paura è rimasta senza voce, o che avrebbe voluto liberarsi da ciò che veniva costretta a subire, ma a cui la paura impediva di muoversi o di agire. Vedi Angoscia.

CROHN:vedi Morbo di Crohn.

CROSTE DA LATTE:vedi Ghiandole Sebacee.

CRUP:

infiammazione della laringe, della trachea e dei bronchi, che si riscontra più sovente nei bambini, da non confondere con il falso Crup. Si usa quindi il nome di vero Crup per indicare una difterite laringea che può mettere in pericolo la vita del bambino. Vedi Difterite.

Il bambino prova un grande senso di insicurezza, misto a rabbia, che non sa come esprimere?

CRURALE: vedi Nervo crurale alla voce Coscia.

CUOIO CAPELLUTO:

→ Cuoio capelluto secco: il cuoio capelluto secco, che si desquama, è spesso segno di aridità della mente: la persona può avere la tendenza a lasciare che gli altri decidano per lei.

Ho l’abitudine di lasciare decidere gli altri per me?

Cuoio capelluto grasso: è molto spesso segno di un’attività troppo intensa del pensiero, incentrato sulle proprie preoccupazioni personali.

Nel caso di cuoio capelluto secco, la persona dovrebbe far lavorare di più la propria materia grigia. Nel caso del cuoio capelluto grasso, dovrebbe invece moderarne l’attività occupandosi di altre cose in modo da rilassare la mente.

Sono troppo assorbito dai miei pensieri, dalla ricerca di soluzioni o dalle mie preoccupazioni?

Prurito al cuoio capelluto:

Sono preoccupato e impaziente per le risposte che devo dare o le soluzioni da trovare?

Eczema al cuoio capelluto: vedi Eczema.

Alopecia areata: vedi Capelli.

Forfora:  cellule morte in gran numero che si staccano sotto forma di squame bianche visibili. Vedi Dermatite seborroica alla voce Dermatite.

Ho la sensazione di mancare di appoggio per ciò che penso o provo?

Ho paura di essere colto in fallo se non prendo la decisione giusta o se sbaglio nel giudicare le cose?

Psoriasi al cuoio capelluto: vedi Psoriasi.

Tigna del cuoio capelluto: vedi Micosi.

CUORE:

al tempo stesso muscolo e pompa, il cuore rappresenta la nostra motivazione a vivere. Se si ha l’impressione di non dover fare molti sforzi per vivere, si richiede poco lavoro al cuore. Se invece si ha la sensazione che tutto richieda uno sforzo, che la vita sia una continua lotta, se si accetta l’idea che, per essere coraggiosi, si debba lavorare molto, senza mai fermarsi o lamentarsi, si potrebbe chiedere al nostro cuore uno sforzo eccessivo e in tal modo sfiancarlo.

I problemi al cuore riguardano gli sforzi che facciamo per vivere per difendere ciò a cui teniamo. Inoltre, le emozioni negative hanno un effetto sfavorevole sul suo buon funzionamento. Ogni volta che proviamo una simile emozione, creiamo un blocco di energia nella zona del plesso solare (centro emozionale). Questo fa diminuire l’energia disponibile di cui il nostro organismo necessita per sopravvivere. Il cuore, allora, interviene pompando più forte per far circolare l’energia.

Possiamo osservare questo fenomeno quando proviamo paura. L’energia si blocca a livello del plesso solare, il cuore pompa molto velocemente e il respiro diventa più rapido. Se l’emozione è troppo intensa, può esserci anche perdita di coscienza provocata da una mancanza di energia, per qualche istante, al cervello. Se la mancanza dura troppo a lungo, può insorgere lo stato di coma. Quindi, qualunque emozione derivata da paura, angoscia, colpa, rabbia e persino una gioia troppo grande possono danneggiare il cuore provocando malesseri e problemi cardiaci. Invece la pace, la serenità, la gioia di vivere possono garantirci un cuore perfettamente sano.

Angina pectoris:

Ho paura di perdere ciò a cui tengo (un figlio, un partner, la casa, l’azienda, il lavoro ecc.)?

Ho perduto ciò che mi consentiva di vivere (il mio impiego, le mie entrate, i miei fondi pensione ecc.)?

Angina pectoris cronica: 

Vivo nella paura costante di perdere ciò a cui tengo?

Ho la sensazione di dover stare sempre in guardia, attento alle spese famigliari o ad assicurare la sopravvivenza della mia azienda?

Infarto del miocardio:  il miocardio è irrorato dalle arterie coronarie. Se per qualche ragione le cellule di questo muscolo non possono essere alimentate con l’ossigeno, muoiono e si necrotizzano. L’infarto del miocardio sopravviene quando una zona più o meno estesa del muscolo cardiaco (miocardio) si necrotizza. Se l’area colpita è molto estesa, il funzionamento della pompa cardiaca può risultarne alterato, dando luogo a un’insufficienza cardiaca.

Un grande stress emotivo legato a una perdita o alla paura di perdere ciò a cui teniamo molto (una persona, un’azienda, una casa, un impiego ecc.) genera un aumento della pressione arteriosa. Questa a sua volta fa salire il livello di colesterolo per proteggere le arterie che rischiano l’usura per l’aumento della circolazione sanguigna. Il colesterolo alto può a sua volta provocare l’insorgere di placche aretomatose che possono bloccare una coronaria causando una trombosi in una delle arterie che irrorano il cuore. L’ostruzione priva una zona del muscolo cardiaco dell’apporto di ossigeno, causando l’infarto del miocardio.

Può anche darsi il caso di un ritorno dell’onda di shock. Ovvero, può capitare che dopo un lungo periodo di grande stress per la paura di perdere ciò a cui teniamo, la situazione torni serena. Il rilassamento dallo stress può originare un grave spasmo a livello delle arterie coronarie che può bloccare temporaneamente l’alimentazione delle cellule del miocardio, e da qui l’infarto. A seconda dell’intensità o della durata del blocco l’infarto potrà essere fatale o meno alla persona che ne è colpita.

Monia mi scrisse per chiedermi consiglio: «Avrei bisogno del suo aiuto per capire quello che mi succede. Ho solo trentasette anni, ma non posso più fare attività fisica, mi basta salire le scale per rimanere senza fiato. Sono ingrassata. Vorrei tanto ritrovare l’energia che avevo prima di ammalarmi». Monia aveva aperto una piccola libreria che funzionava bene. Spinto dal successo dell’attività della moglie, Jean-Alain le proprose di investire nella pubblicazione di libri di cui lui si sarebbe occupato. Per farlo, dovettero ricorrere a grossi prestiti. La casa editrice non raggiunse gli obiettivi auspicati, impedendo loro di rimborsare il creditore principale, che li minacciò di pignorare il magazzino per recuperare il credito. Per Monia la libreria era il suo bambino, non riusciva ad accettare l’idea di perdere i frutti di anni di lavoro. Per oltre un anno tentò di salvarla, vivendo in uno stato di stress continuo. Infine, si presentò la soluzione: trovò un compratore disposto a rilevare la libreria. Il giorno in cui firmò i documenti di vendita lo stress l’abbandonò, ma la sera fu presa da forti dolori al petto che le impedivano di respirare. È ciò che possiamo chiamare un ritorno dell’onda di shock: ebbe un infarto al miocardio, da cui si riprese. I sintomi che aveva quando mi scrisse appartenevano all’azione del suo parasimpatico, «parasimpacotonia» o fase di riparazione dell’organismo che, per poter procedere alla riparazione, riduceva al minimo le sue forze.

Ho raddoppiato gli sforzi per salvare la mia azienda, conservare la mia casa, avere l’affidamento di mio figlio…?

Ho la sensazione di aver dovuto lottare per conservare o recuperare ciò a cui tenevo, al punto da trascurare la mia salute e il mio benessere?

L’infarto può anche dipendere da una paura generata dall’influenza di un medico che cerca di proteggere il suo paziente. Si tratta di una patologia chiamata «iatrogena». Vedi Malattie iatrogene.

Una partecipante ai miei seminari aveva avuto un infarto del miocardio senza aver mai sofferto di angina o aver temuto di perdere ciò a cui teneva. Nella seduta mi raccontò che due anni prima di essere colpita dall’infarto era stata dal medico per una visita di controllo, raccomandata dal suo datore di lavoro. Uscendo dallo studio, si era accesa una sigaretta e il medico le aveva detto: «Se continui a fumare, tra due anni ti verrà un infarto!» Cosa successe? Nel subconscio, ogni volta che si accendeva una sigaretta, la frase del medico le tornava in mente, così come la conclusione: «sigaretta = infarto». Ebbe un infarto esattamente due anni dopo la «predizione». La forza del pensiero o quella della prognosi?

Insufficienza coronarica: mancanza di sangue al miocardio, dovuta al restringimento delle arterie che lo irrorano.

Credo che la vita sia una lotta?

Mi sento forse spossato dalle battaglie che ho dovuto affrontare?

Ho la sensazione che uno dei miei cari risucchi la mia energia?

Ostruzione della vena cava: un’ostruzione è un intasamento, un ostacolo che si forma in un vaso sanguigno, che causa un danno o anche l’arresto della circolazione. Le vene cave superiori sono tronchi venosi che assicurano il ritorno del sangue al cuore, nell’atrio destro. La vena cava superiore raccoglie il sangue venoso della regione sovradiaframmatica, quella inferiore il sangue della regione sottodiaframmatica. Un problema con una vena cava riguarderà le difficoltà che incontriamo nella vita. Prima di questa ostruzione:

Ho avuto la sensazione di passare la vita ad affrontare difficoltà e di non poterne più?

Pacemaker: vedi Stimolatore cardiaco.

By-pass:  intervento chirurgico volto a ristabilire la circolazione sanguigna in un’arteria ostruita da un trombo (più spesso un ateroma). L’intervento consiste nel prelevare un tratto di una vena del paziente per creare una deviazione alla circolazione del sangue nell’arteria colpita: si innesta sull’arteria un ponte venoso, sopra e sotto il trombo. In generale si applica un by-pass a livello delle carotidi (arterie del collo, che irrorano la testa), delle arterie femorali (cosce) o, nel caso di un attacco alle coronarie, si procede a un by-pass aortocoronarico. Vedi anche Circolazione sanguigna e Colesterolo.

Prima di aver bisogno di un by-pass, che cosa stavo vivendo sul piano emotivo?

Provo difficoltà a esprimere le mie emozioni?

Tendo a tenermele dentro e, talvolta, a sentirmi bloccato?

CUTICOLE:vedi Unghie.

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La gioia di essere se stessi
Claudia Rainville

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