Ama te stesso, se vuoi amare veramente

Penso che non ci sia favola meglio raccontata e meglio architettata come quella dell’amore,  così come ci è stata fatta intendere e conoscere fin da quando siamo bambini.

“Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Come te stesso, esattamente. Ama prima te stesso, aggiungerei, se vuoi dare amore di qualità.

Credit: Monia Zanon - L'amore e il non amore
Credit: M. Zanon

Il problema è che se pensassimo di amare prima “noi” del nostro prossimo, automaticamente tutte le nostre voci interiori incomincerebbero a sabotarci e darci dell’ “egoista”, o “egocentrico”.

Così, impariamo sin da piccoli ad essere “bravi bambini”, e incominciamo a tagliare il nostro tempo e la nostra attenzione, per offrirlo “agli altri”, il nostro vitale tempo, che scorre.

E’ giusto così.

Ci è stato insegnato così.

Dev’essere così.

Tempo. Lo stesso tempo per fare cose che invece non ci permettiamo di fare noi, per noi.

Ci fustighiamo quotidianamente per svolgere per lo più attività che non vorremmo mai svolgere, per fare cose che non vogliamo fare, e che sarebbe meglio non fare se ci amassimo almeno un po’, solo perché ci hanno insegnato che “aiutare e fare per gli altri” è bene.

E io? Io dove sono? Che priorità dò al mio tempo? Si tratta forse di riuscire a trovare un ritaglio nel tempo perso? Nel tempo “che avanza”? Del tempo degli “hobby”?

In questo modo scorre la nostra vita, e scorre la nostra giornata: 8 ore di sonno, 8 ore di lavoro, e 8 ore per gli altri.

E così si alternano le 24 ore, giorno dopo giorno, anche oggi passate; ore che mi sarebbero servite per diventare il mio “eroe personale”. Tempo sottratto a semi che potevamo piantare per far fiorire essenze che sarebbero servite per nutrire corpo, spirito e mente.

In genere li chiamiamo “svaghi” o “hobby”, quasi come se avessero un secondo piano nello spazio del nostro calendario, quando dovrebbero essere l’opposto. Queste attività dovrebbero essere protagoniste, e non semplici comparse.

Diciamo le cose come stanno: non chiamiamolo hobby, e nemmeno svago. E’ un lusso. Fare ciò che ci piace è un lusso.

Diventiamo così le matrigne cattive di noi stessi. Sogniamo di fare queste cose, e proprio perché le sogniamo, non si realizzeranno mai…se non, forse, quando andremo in vacanza, o nella peggiore delle ipotesi, rimandandole fino alla pensione.

E intanto, in assenza di questi preziosi “nutrienti” che ci avrebbero fatto sentire di esistere, che facciamo?

Sopravviviamo e ci facciamo vivere dei bisogni altrui.

Questo non è amore. Questo non è altruismo. Questo è egoismo.

Perché ogni volta che anteponiamo i bisogni del prossimo ai nostri, non è per gentilezza, ma per farci amare di più.

Non è amore. E’ accondiscendenza, uno zerbinaggio affettivo.

E’ un bluff. E’ una malattia che non c’entra niente con l’amore. Malattia mantenuta in salute da anni di abitudini e credenze, che ci hanno convinto che questo fosse amore. E’ un programma tossico (e intossicante) che arriverà a farci distaccare dagli amici e dai nostri cari. Perché a un certo punto non ce la faremo più a dedicare tempo agli altri, inizieremo a sentirci stretti nella nostra vita, quella che abbiamo costruito per sopravvivere e dover dare continuamente.

L’amore è dare quando e quanto senti di voler dare, e non impoverisce mai. E’ pura gioia che fa aumentare l’amore nel continuo movimento del dare.

Amore è imparare a mettere limiti, così non crei situazioni di schiavitù emotive, per il quale i tuoi amici, i tuoi cari, si saranno “abituati” alla tua presenza e, in assenza di essa, non sapranno arrangiarsi. Accorgiti di questo. Questo non è amore. E’ manipolazione per tenere il prossimo alla nostra mercé.

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